C'è una sicurezza confortevole in una pagina bianca, non scritta. Qui vi si cela il mondo di tutti, la totalità di quei colori che ognuno pennella vivendo la vita. Poi c'è la parola, ovvero il tratto distintivo di chi la propria vita la vuole far emergere sopra le altre. La presunzione dello scrittore è quella di voler porre dei confini ad un mondo di tutti per  "imporre" il proprio così che il suo sguardo diventi il nostro sguardo, il suo mondo diventi il nostro mondo.

Elias Canetti (1905-1994), scrittore bulgaro di nascita ma girovago europeo per la vita è, fortunatamente per me, il mio sguardo, il mio mondo. In lui non colgo alcuna presunzione, nessuna imposizione "visiva" poiché nei suoi confini vedo i miei confini e ciò che egli vede è quello che io stesso vorrei vedere. Questo autore immenso dalla fama mai completamente esplosa neutralizza qualsiasi desiderio di avventurarmi in pagine vaporose, dialoghi inconsistenti: gabbie per gli occhi, per la mente e per il cuore.

Quando si scopre un autore così, ed ognuno ha il suo, capisci che non sei solo e che  il tuo sguardo là fin dove arriva, è abbastanza per te e dà al tuo mondo una rilevanza tale a renderlo ai tuoi occhi perfetto: l'unico mondo possibile. In questo senso la straordinarietà di un'opera quale "La lingua salvata - storia di una giovinezza" (1977), non sta tanto nella sua prosa meravigliosa bensì nel fatto che si tratta di un'autobiografia (il primo di tre volumi).

Una autobiografia di per sé lascia poco campo allo scrittore per voli di fantasia ovvero non c'è modo di poter imporre al lettore situazioni per forza avvincenti. Un'autobiografia avvince se la vita vissuta avvince. Ed io trovo la vita di Canetti avvincente in ogni riga, emozionante per ogni spasmo con me condiviso: nelle descrizione della relazione madre-figlio, nella lettura onnivora ai bordi del letto, nell'ossequioso rispetto verso le autorità scolastiche, nella scoperta dell'amore coniugale unico ed esclusivo, nella rappresentazione delle conflittualità padre-figlio.

Canetti ha scritto anche altro, non tantissimo, la sua è stata un'opera molto misurata a dir la verità. Ma a me va più che bene poichè nelle sue parole non c'è mai più di quello che io vorrei sentire o vedere e questi nobilissimi confini mi piacciono, perché rendono un po' più nobile anche ogni mio giorno vissuto.

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