Solo quel presuntuoso di Elvis Costello, con quel ciuffo da secchione del rock'n'roll, quegli occhiali da primo della classe del cantautorato moderno, quella faccia da: "Ve lo faccio vedere io come si scrive una canzone immortale", poteva chiamare un disco "Get Happy!!". Eppure, a distanza di ventisette anni dal suo acquisto, se c'è un disco che mi rende ancora felice, divertito, spensierato, ogni volta che l'ascolto, è questo.

Siamo nell'estate 1979, Costello è in tour negli States ed ha già inciso tre dischi che hanno delineato tutte le sue coordinate di autore pop quasi perfetto. L'ultimo, "Armed Forces" è giunto secondo nelle classifiche inglesi, ed è il gioiello a tutti noto. Inizia a scrivere le canzoni del nuovo album, tra una sbornia ed un concerto. Appena vi è un momento libero, le registra. Nonostante sia in uno di quei periodi aurei per cui ogni tre accordi gli viene un diamante grezzo, non è convinto, le canzoni sono troppo simili a quello che ha pubblicato in precedenza. Ed allora, cosa fare? Ha sempre amato un certo suono Stax-Motown anni '60, ma non l'ha mai tributato con il giusto rispetto. Inizia ad andare per i mercatini dell'usato e compra tutti i 45 giri che riesce a trovare di quelle etichette, con un'unica prerogativa: non devono essere stati stampati dopo il 1967. Finita la tournée, se li porta a casa a Londra e li ascolta a ripetizione. Costringe anche la sua band, gli Attractions, a passare le giornate con lui ad usurare il mangiadischi. Le bevute, ovviamente, non cessano. I nostri decidono di trasferirsi in Olanda, in teoria per avere un po' di tranquillità.

In un mesetto scarso, ottobre 1979, il disco è registrato e finito. Uscirà nel gennaio 1980. C'è abbastanza materiale per un doppio, ma l'etica punk-new wave lo vieta (ci penseranno i Clash a sovvertirla). Elvis decide semplicemente di stipare più canzoni possibili, dieci su un lato, dieci su un altro. Ironicamente, dice che è rimasto solo più spazio per il buco nel centro del long-playing. Quelle rimaste escluse all'epoca, e non sono poche, le potete ascoltare, assieme ad alcune alternate takes, nella ristampa della Rhino del 2002. Le venti scelte per l'edizione originale, sono una meglio dell'altra. Il disco sembra una raccolta di singoli, venti lati A di venti quarantacinque giri. Strofe che incantano e ritornelli che incatenano. Il canovaccio soul di partenza (la sezione ritmica, sicuramente debitrice delle produzioni di Phil Spector, come l' organo alla Booker T. Jones di Steve Nieve) viene rielaborato con l'immensa capacità di scrittura di Costello, la cui grandezza più evidente mi sembra la semplicità. Sia che il ritmo sia sostenuto, sia che ci venga regalata qualche struggente ballata. Blue-eyed soul, viene comunemente definito, soul cantato da bianchi. Per me, semplicemente, un disco pop meraviglioso. In questo caso, mi viene proprio voglia di dirvi: buon divertimento!

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