Il disco del ritorno. . .

Avevamo lasciato Emerson, Lake & Palmer nel 1978, quando, dopo ''Love Beach'', si erano sciolti.

Per tutto il corso degli anni '80 i tre si trovarono spesso a collaborare tra loro, ma sfortunate coincidenze impedirono al trio di riformarsi.
Ad esempio, nel 1982, John Wetton abbandonò temporaneamente gli Asia, e Palmer chiamò Lake per concludere il tour di ''Alpha'' (si può addirittura notare come alcune canzoni, in particolare The Heat Goes On, Eye To Eye e The Smile Has Left Your Eyes, suonino meglio con Lake alla voce).
Quattro anni più tardi, nel 1986, Emerson e Lake erano realmente intenzionati a rimettere in sesto la band, ma Palmer era ancora sotto contratto con gli Asia. Il tastierista allora chiamò, come rimpiazzo, il suo amico Cozy Powell, un batterista molto apprezzato nell'ambiente metal. Uscì nei negozi l'ottimo LP Emerson, Lake & Powell. . . un disco che si rifaceva in parte al sound tradizionale del gruppo, ma che nello stesso tempo, lo semplificava e lo riduceva a forma di canzone tradizionale (tant'è vero che l'hit Touch & Go scalò rapidamente le classifiche dell'epoca).
Infine, i tre ci riprovarono nell'88, ma stavolta era Lake quello non disponibile, essendo impegnato con Geoff Downes e con l'ex-batterista dei King Crimson, Michael Giles, nel progetto (ancora oggi inedito) Ride The Tiger. Emerson e Palmer contattarono allora il giovane e sconosciuto cantante americano Robert Berry. Il gruppo si battezzò Three e fece uscire un unico album, ''To The Power Of Three'', in bilico tra pop ed AOR orecchiabile.

Nel 1992 ormai i tempi sono maturi e la casa discografica Victory offre un contratto ai tre membri originali per comporre la colonna sonora di un film (film che tra l'altro non verrà mai prodotto): inizia così la storia di ''Black Moon'', l'album della reunion.

Abbandonate le lunghe suite degli anni '70, il trio preferisce ricollegarsi al percorso iniziato sei anni prima con Emerson, Lake & Powell. . .

L'apertura è affidata alla titletrack Black Moon. Si tratta di un pezzo molto potente, nonostante il ritmo sia molto lineare. Le atmosfere decisamente cupe sono l'ideale per parlare, anche se in maniera piuttosto ermetica, della Guerra del Golfo. Particolarmente interessante è la coda strumentare che miscela sapientemente rock e melodie classicheggianti (il tipico marchio di fabbrica degli EL&P). La successiva, e molto più pop, Paper Blood (qui il tema trattato è l'avidità, tanto che il ritornello recita, in maniera decisamente cruda e tagliente, ''Questo è il potere dei soldi, carta insanguinata'') vede Lake usare l'armonica a bocca ed Emerson suonare, oltre alle tastiere, anche il synth-bass. È inoltre uno dei rari casi in cui il gruppo usa un gruppo di coriste per potenziare le parti vocali.
La terza traccia proviene direttamente dalle sessioni di Ride The Tiger: Lake, in accordo con Geoff Downes, reincide con Emerson e Palmer la splendida ballad semiacustica Affairs Of The Heart. La chitarra acustica ed i vellutati tocchi di tastiera la rendono veramente sopra le righe. . . (dall'altra parte Downes ripropone Love Under Fire per ''Aqua'', album che, nello stesso '92, decreta la resurrezione degli Asia).
La straordianaria Romeo & Juliet è un raffinato, ma allo stesso tempo poderoso, riadattamento di Prokofiev, dove le tastiere di Emerson riallacciano il percorso dei ''nuovi'' EL&P con quelli storici degli anni '70 (tuttavia questa canzone, sotto il titolo Montagues & Capulets, esisteva già in un disco solista di Emerson). Segue l'ottima Farewell To Arms che riutilizza, in chiave moderna, la struttura che nel 1970 rese celebre Lucky Man: aftmosfere morbide e soffuse che sfociano in un finale dove il moog imperversa.

Il giro di boa del disco è inaugurato nel migliore dei modi da Changing States. La canzone rappresenta un netto miglioramento rispetto all'originaleAnother Frontier presente sullo stesso LP di Montagues & Capulets. Le tastiere atmosferiche iniziali ci introducono ad una melodia che pare una danza medievale. . . il tutto culmina con un finale in netto crescendo. Burning Bridges, brano scritto da Henry Mancina (produttore del disco nonché fan di vecchia data del trio) si presenta come un brano pop di alta classe, dove melodia e virtuosismo si intrecciano sapientemente.
Con Close To Home, Emerson ci regala un'altra perla: uno strumentale totalmente per pianoforte che sa veramente toccare il cuore. È un vero peccato che questo pezzo sia stato suonato poche volte in concerto. . . magistrale la sua interpretazione al Wiltern Theatre di Los Angeles (reperibile sono su bootleg). La penultima traccia dell'album, Better Days, è forse l'unico episodio realmente trascurabile: si tratta di una banale canzone pop dal ritmo lineare e con ben poco mordente.
Il gruppo si riscatta ampiamente in chiusura con Footprints In The Snow, una ballata in puro stile Lake, che si avvicina parecchio alla precedente Affairs Of The Heart: melodia soffice di chitarra acustica e giusto un paio di note di tastiera fungono da perfetta chiusura.

In conclusione mi sento di dare un giudizio decisamente positivo a questo album, nonostante ci siano due evidenti pecche: la prima è la voce di Lake, nettamente peggiorata nel corso degli anni (anche se l'ottima produzione riesce a non far pesare troppo questo problema), l'altra è l'inspiegabile decisione di Palmer di sostituire tutta la sua strumentazione, con drum-machine e batterie digitali, rendendo il suono decisamente più piatto.
Consiglio questo disco a coloro che si avvicinano per la prima volta a questo gruppo, iniziando così un approccio più morbido. . . dopo aver assimilato ''Black Moon'' si potrà passare con molta più tranquillità ai capolavori che hanno fatto grandi gli EL&P . . .

Buon ascolto.

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