Immaginatevi una parabola, una grossa e alta parabola; bene, focalizzatevi sul suo vertice, avete appena ascoltato "Welcome Back My Friends"  il monumentale live che consegnò alla storia 5 anni di musica straordinaria di uno dei gruppi più travolgenti e bravi del panorama prog.

Quattro album uno più bello dell'altro raccolti in un'esperienza unica e immortale.

E dopo?

Già, le idee scarseggiavano ma la voglia di fare non mancava, ma si sa, le due cose non vanno spesso a braccetto e da qui che nascono Works 1 e 2.

Il secondo volume in particolare è l'esempio calzante di una buona forza di volontà che soffoca nella mancanza di spunti creativi che aveva caratterizzato l'opera precedente.

Il sintomo principale è la disomogeneità dei pezzi, un filo logico o concettuale non esiste ed è così che si passa da melodie honky tonk a lente e calde ballate accompagnate dalla suadente voce di Lake. Parentesi semi jazzistiche contaminate di improvvisazioni pianistiche si contrappongono a qualche pezzo tipicamente Emersoniano caratterizzato da piccoli assoli graffianti e concitati.

Insomma i tre si sono trovati in studio con appunti, stralci di vecchi pezzi e riarrangiamenti che di fatto non aggiungevano nulla di nuovo a quanto già detto se non qualche breve azzardo in campi musicali molto disparati fra loro come già detto sopra, dal suono honky tonk al jazz un pò caciarone.

Siamo quindi nel punto successivo al vertice della parabola, da qui in poi una lenta e inesorabile discesa,  ma si tratta pur sempre di una signora parabola!

Carico i commenti... con calma