Il 2020 è quell'anno in cui son successe talmente tante assurdità che alla fine ad Emis Killa e Jake La Furia è concesso di fare un disco assieme senza che per questo debbano essere puniti con un megafono che gli spara nei timpani la voce di Mario Giordano ogni volta che chiudono una rima e si pigliano abbene. Se ci sforziamo di dimenticarci dell'assenza in tracklist di Chadia Rodriguez e del fatto che quella pezza di Lazza spezza il mazzo in ben due pezzi, alla fine esce fuori che "17" è qualcosa di meglio della confezione di kinder brios che era lecito aspettarsi. Non era scontato, il singolo di lancio "Malandrino" del resto faceva fischiare le ossa delle orecchie come una pentola a pressione e la copertina è lì da vedere. Ma poi è arrivato il disco per intero e, pezzo più pezzo meno, alla fine rompre il culo per bene.

Il primo pezzo si chiama "Broken Language" e pesta come un mestolo i soliti luoghi comuni del cazzo, ma ci sta bene perchè setta il mood. Poi entrano in gioco le bombazze ad orologeria, vedi "Sparami", in cui Fibra canta il ritornellone e poi Salmo smitraglia a dovere, e "L'ultima mossa" assieme a Massimo Pericolo, che oltre ad avere una delle strumentali più belle dell'anno ci ricorda come Vane abbia pochi eguali in termine di #BARRE. In generale, Jake è ispiratissimo e anche se la sua voce è equalizzata di merda, è un maestro di tempi e incastri, e in quanto a flow lascia dietro tutti. Emis è iper-eccitato e fa il suo, alla lunga rompe il cazzo ma in generale gli equilibri del disco ci sono. Scherzo, spesso fa schifo, ma alla fine cosa devono fare due rapper? Insomma, io dico sì, perchè se non altro abbiamo un album che riposiziona sulla mappa due artisti di spessore per la scena proprio nel momento in cui la loro mutazione in casi umani stava per ultimarsi, e, even though il rap italiano meriterebbe robe più snelle di queste, ogni tanto due schiaffoni in faccia fuori dal kebabbaro fanno solo che bene. Zarro vincit omnia.

Carico i commenti... con calma