La prima volta che ho letto "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" avevo più o meno 16 anni e tutto il mio mondo girava intorno ai capelli neri e agli occhi nocciola di una mia compagna di liceo.

In quei giorni credo sinceramente di aver sublimato il concetto di "Amore", sino a condurlo ad un'ideale via di mezzo tra un doloroso priapismo e la venerazione estatica che può ispirare l'apparizione di un emissario celeste.

Perché Lei era "la mia Adelaide". "Più che una ragazza, un intero disco di Battisti".

In quel libro, esordio di un poco più che ventenne Enrico Brizzi, trovai tutto quello che avevo e tutto quello che avrei voluto avere:

...interminabili fughe per pianoforte e Garelli smarmittato, lettere d'amore che così belle non le avrei mai più scritte, frasi devastanti ed enigmatiche quanto un calcio nelle palle dato da dietro ["Tu sei TROPPO IMPORTANTE per me" (?)", "Ora come ora NON ME LA SENTO di essere la tua ragazza" (??) "L'idea di un rapporto TROPPO ESCLUSIVO mi fa PAURA" (???...TROIA...)]. Super serate alcooliche "che tanto poi rimani a dormire da me", intestini attorcigliati per il compito in classe del lunedì dopo un weekend passato a cazzeggiare, "Si fottano i professori!", va bene qualsiasi musica, basta che sia rumore, Dante, i tre volumi di "Storia della Filosofia dalle origini a oggi", "Il piccolo principe" e la superpippa dell'"addomesticarsi a vicenda", che - in tutta sincerità - mi è sempre sembrata una cagata colossale, ma non l'ho mai detto a nessuno...

Ho riletto "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" di recente, per caso, perché mi era finito tra le mani mentre mettevo ordine sulla mia nuova libreria Ikea (...). L'ho trovato per certi versi ancora "vivo"... "sincero"... privo di quell'imbarazzante artificiosità che insozza tanta letteratura giovanilistica odierna, scritta da ultraquarantenni arrapati per dodicenni intimorite, ma anche un po' eccitate, all'idea del primo ciclo mestruale e del secondo pompino praticato nel cesso dei maschi.

Però...

Però mi sono accorto di tante ingenuità, di tante forzature, di un'epica adolescenziale che, ai tempi, mi era sembrata fichissima e che ora mi è parsa quasi caricaturale. Di interminabili e pretestuose digressioni-riflessioni su fede, società, senso della vita. Di troppe citazioni (Burgessiane e non) tanto ridondanti e tanto insistite da risultare stucchevoli.

Forse è perchè, nel frattempo, sono "cresciuto" (...). O forse è solo che, da allora, ho letto molti più libri, sono stato con (NON) molte più ragazze e l'ho preso nel culo molte più volte. ...che poi, in fondo, è la stessa cosa, no?

Oggi io e quella che era "la mia Adelaide" siamo buoni conoscenti. Non ci sentiamo praticamente mai, ma se ci incontriamo per strada ci scambiamo un bacio sulle guance e ci chiediamo sorridendo come va il lavoro e "Allora quand'è che ti sposi?".
Ho smesso di "desiderarla con tanta rabbia da farmi male" già da parecchi anni.
Ho smesso di esserne geloso da meno tempo di quello che si possa pensare.

 

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