‘I Beatles non li conosco,
neanche il mondo conosco:
sì sì conosco Hiroshima,
ma del resto ne so molto poco…
ne so proprio poco…’
(Gianni Morandi, ‘Chiedi chi erano i Beatles’ – 1988)
La storia racconta che i Beatles erano venuti in Italia nel ‘65 per dei concerti: fra le città fortunate c’era stata Genova.
30 anni dopo, per ricordare l’evento, varie iniziative tra cui una mostra di foto e cimeli in un grande magazzino di vestiti storico del Ponente della mia città dove abito.
Sapere che i Beatles erano stati nella mia città, visto che amavo la loro musica grazie a una raccolta che un mio compagno alle elementari mi aveva prestato (‘The Beatles, 1962-1966’ – quella rossa), mi aveva entusiasmato e ogni giorno, un po’ dopo la fine della 1°media, andavo a quella mostra al mattino e al pomeriggio, tranne il Sabato, quando i miei erano a casa (gli altri giorni c’era una mia nonna della Calabria).
Nelle poche e piccole stanze della mostra evadevo con la mente dalla realtà, nell’atmosfera anni ’60 della roba esposta e per la musica trasmessa dall’impianto stereo dell’album ‘Live at Bbc’ e con una mia cassetta di successi internazionali dei primi anni ’60, tra cui ‘Please Please me’ e ‘She loves you’ loro e ‘He’s so fine’ delle Chiffons (ricordate il caso di plagio di ‘My Sweet Lord’ di George Harrison?), uscita con un settimanale (‘Panorama’).
E anche nel libro delle dediche della mostra lasciavo traccia della mia presenza quotidiana, scrivendo spesso.
Tutta questa ‘invadenza’ che un giorno una inviata di un quotidiano locale mi aveva fatto qualche domanda, ma pensavo che fosse solo per curiosità: invece una delle commesse che mi aveva notato spesso mi aveva detto che ero finito sul giornale e mi aveva portato la pagina. In un articolo di approfondimento una piccola parte era stata dedicata a me.
3 mesi dopo avevo visto con grande interesse uno speciale del ‘TG1’ dedicato ai 30 anni dei concerti dei Beatles a Roma e alla fine del programma c’era un video di immagini dell’epoca con il brano di Morandi dalla parte citata in poi. E mi aveva colpito ed emozionato.
Quest’anno a una lezione di canto nella mia chiesa evangelica avevo portato quel brano e poco dopo avevo comprato due libri dedicati ai concerti dei Beatles a Genova, tra cui questa storia un po’ romanzata su un po’ di persone sia adulte che giovani della città che aspettavano e vivevano i due concerti di un giorno della fine di Giugno di quell’anno, nella loro vita quotidiana.
Un bel racconto che chi abita a Genova, o la conosce bene, troverà molto coinvolgente, scritto calandosi nel cuore dei protagonisti, quasi tutti veri.
Un salto emozionante a 60 anni fa dove la musica moderna la si stava ancora facendo; e se oggi é normale vedere che molta musica della storia é stata un po’ ‘messa da parte’ dalla musica di oggi, é strano pensare, almeno per me, che nell’ ’88 qualcuno potesse dire
‘I Beatles non li conosco...’
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