La sensazione è che si divertano parecchio Mr. Rava & Company nel rielaborare in chiave squisitamente strumentale alcuni brani, non necessariamente tra i più noti, estrapolati dalla discografia del defunto (cosiddetto) Re del pop, Michael Jackson.

Oltrepassata da qualche tempo la settantantesima primavera il trombettista triestino vanta una carriera lunga e diversificata e risulta improbabile sia attanagliato dall’urgenza di dover dimostrare alcunchè ad alcuno: l’ampio curriculum discografico è lì ad attestarlo per chi avesse eventuali dubbi.

La scoperta e susseguente infatuazione per le partiture Jacksoniane è avvenuta, per stessa ammissione dello scapigliato jazzista, recentemente e solo a posteriori rispetto alla dipartita del cantautore americano.

Il disco si snoda attraverso nove tracce, prosciugate dalla stratificata pomposità originariacatturate dal vivo durante le serate tenutesi presso il parco della Musica di Roma lo scorso anno; l'ensemble funziona a meraviglia e il risultato è assai piacevole anche per chi oggi si pone all’ascolto magari con qualche pregiudizio che un’operazione di tal risma puo' generare: l'esoscheletro originario viene rimpolpato da un folto collettivo basato su una effervescente sezione fiati che sorregge la tromba scintillante di Rava che setaccia e manipola le felpate arie delle varie “I Just Can't Stop Loving You/Smooth Criminal” e le più dinamiche Thriller” o “They Don't Care About Us“,  riarrangiandole, dilatandole e a tratti  stravolgendole completamente.

Non è improbabile che qualche purista possa storcere il naso di fronte a questa ottima raccolta, ma come insegna il buon John Zorn, “Jazz Snob Eat Shit”.  

Anzichènò.

Carico i commenti... con calma