Premetto: questa recensione è dedicata a chi, come me, ha trovato nel "depressive" black, una via di fuga dal mondo in cui viviamo e ha scoperto in questo immenso genere inarrivabili emozioni, capaci ora di cullare, ora di straziare la propria anima.

Uno dei più grandi meriti del discusso Conte Grishnackh è stato quello di aver ispirato un'intera generazione di "spiriti depressi", che, dando libero sfogo alle proprie anime tormentate, hanno trasposto atroci emozioni in musica creando alcuni tra i più grandi capolavori del panorama black mondiale.  Gli Abyssic Hate dall'Australia, Xasthur, Weltmacht e Leviathan made-in-U.S.A e gli svedesi Shining per citarne alcuni tra quelli che maggiormente mi hanno segnato.

Nei miei numerosi viaggi di andata e ritorno dall'inferno mi sono imbattuto in questi Enthroning Silence, che ritengo a tutt'oggi una delle più grandi realtà di cui la non tanto competitiva Italia possa far vanto a livello mondiale.

L'album risale al 2002 ma bastano i primi riff e il primo accenno di scream a sbatterci indietro di sei anni, in quel '96 in cui tanto ci aveva emozionato e ammaliato la glaciale gemma chiamata "Filosofem". Sì, l'ispirazione è palese: produzione scarsa, chitarre affossate e tipicamente "zanzarose", drumming compatto e minimale e screaming filtrato fino a rendere impossibile una qualsiasi comprensione. La title-track, posta nell'album in questione come opener, non avrebbe stonato tra "Dunkeheilt" e "Jesus' Tod".

La domanda è: può questo "Unnamed Quintessence Of Grimness" aspirare solo ai lidi raggiunti dall'immenso capolavoro di Vikernes? A mio parere sì!

La maestria e maturità nel mescolare determinati elementi rende quasi impossibile pensare che sia un debut-album. Durante i 45 minuti di questo lavoro i nostri conterranei ci accompagnano in un lento cammino verso l'oblio.

Le vocals del cantante sembrano un pallido, diafano richiamo da un altro mondo, il tagliente riffing ferisce l'anima nel profondo.

Improvvise sfuriate della batteria aggrediscono e sferzano l'ascoltatore.

La lunga durata delle tracce e la poca varietà dei riff prolunga l'agonia e ci trasporta in un mondo sospeso, ci rende capaci di trovare e andare a rifugiarci nell'abisso che ognuno di noi si porta dentro.

Ognuno dei sei passi racchiusi in questo disco ci avvicina un po' di più al Vuoto, al distacco totale.

E' una lenta tortura che consuma da dentro.

E' l'Innominata Quintessenza della Malvagità!

            
             ...Pregate, o voi, figli di un mondo bastardo. I vostri sogni non vi salveranno...

Elenco tracce e video

01   Unnamed Quintessence of Grimness (09:20)

02   Thy Essence (05:58)

03   Golden Path to Suicidal Abyss (05:49)

04   Embraced to Cosmic Infinity (08:35)

05   Renaissance (06:42)

06   Transfiguration of the Triarchy (09:43)

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Altre recensioni

Di  deathinaugust

 Gli Enthroning Silence somiglierebbero davvero al tedesco Wigrid, maestro nel ricreare le atmosfere burzumiane, ma il talento e la personalità latitano in quasi tutto il disco.

 La produzione volutamente trascurata appiattisce il suono in modo miserevole, impastando tra loro i riff e relegando la batteria in sottofondo.