Quindici anni fa Enzo Carella, che in quell'anno partecipò anche a Musicultura, e lì lo conobbi, diede alle stampe l'ultimo lavoro della sua carriera e della sua vita: Ahoh nanà. Undici nuovi brani, che arrivarono a 12 anni dall'ultima prova in studio e a ben 30 da quel folgorante esordio che fu Vocazione.
A pubblicare il tutto la Sony BMG, dopo che in cinque casi era toccato alla It e in un caso, quello di Sfinge, alla RCA italiana.
Così come l'album del 1995, Se non cantassi sarei nessuno, partiva con un trittico convincente, anche questo comincia nel migliore dei modi col singolo, anche di un certo riscontro, "Oggi non è domani", dove si allude alla perdita del senso che ci sarà domani, per proseguire con la spassosa "Basta il pane", che si stampa subito nella mente, e con "Lavorare no", brano anche esso decisamente forte, e che tra l'altro cita tutte e tre le interiezioni del titolo.
"Tramonto" ed "Estrella misteriosa" sembrano fare il paio, ma concedono al lavoro due step di "tregua" prima del blues trascinante de "La spina", dove ritorna il verbo "spensierare" tanto caro a Lino Panella, che lo aveva sdoganato nella ben più celebre "Le cose che pensano", prima canzone del nuovo Battisti.
La settima traccia, sebbene sia il retro che il libretto del cd riportino erroneamente "La canzone su di me" mettendo "Pierina" in chiusura, è chiaramente quest'ultima, traccia pseudoromantica sempre sullo stile surreale dell'autore dei testi. Ben si collega a "Bagnino", che risulta godibile nella descrizione del protagonista.
Musicalmente i cori femminili di Karima, Cristina Migliaccio e Daniela Perticarà caratterizzano in diversi punti l'album, come avevano già fatto le sorelle De Grossi e Daniela Velli nel disco di metà Novanta.
"La vita è un'altra", sostenuta, risulta una delle migliori della tracklist, e il concetto di vita, come a formare un continuum, ritorna pure nella successiva "Banalità".
Chiude l'album e la vicenda artistica di Enzo Carella "La canzone su di me", in cui la canzone, come una ragazza, dice di no, come a voler dare credito, ancora una volta, al "trattato del disamore" e alla distruzione della forma canzone a cui Pasquale Panella si era dedicato con perizia per un decennio con il Socio di Poggio Bustone.


Enzo Carella, romano, ha dimostrato tutto il suo valore in due trilogie, una vinilica, l'altra digitale, proprio come un altro autore di culto del panorama della canzone d'autore, il concittadino Flavio Giurato.

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