È il 1973; Clapton non calca la scena da un paio d'anni, ormai. Dopo la morte di Duane Allman, suo caro amico, è caduto nel buco della depressione. E della droga. Heroin, per citare i Velvet; devastante, soprattutto se ti chiami Eric Clapton e suoni da dio la chitarra. Sia lui sia la sua carriera hanno bisogno al più presto di una svolta; e la svolta arriva inaspettatamente, quando Pete Townshend (The Who) gli organizza un concerto al Rainbow Theatre di Londra; Eric si sente quasi in obbligo verso l'amico, e finisce con l’ accettare la sua proposta. Ed è la rinascita: l'esibizione al Rainbow è come uno scossone per Eric, che l'anno successivo, ormai libero dalla droga, farà uscire il suo nuovo disco, 461 Ocean Boulevard .

Musicalmente parlando, il LIVE non presenta nulla di stupefacente; certo, non ci sono le migliori performance di Mr. Slowhand, eppure i suoi pezzi di blues / rock rimangono di alto livello. A partire da Badge , un brano piacevole, orecchiabile, forse alla lunga un po’ ripetitivo, fino al lento e coinvolgente blues di  After Midnight , scritto da J. J. Cale, e ci si godono cover assai ben riuscite come Pearly Queen (canzone dal testo visionario: I had a strange dream from a pearly queen, and she could drink more wine than I've ever seen…) o la stra-conosciuta Little Wing di Hendrix, ripresa con stile e personalità. E poi -e lo si sente- il tocco è sempre quello di Eric Clapton, mica di uno qualsiasi. E scusate se è poco. Un bel TRE

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