Non mi piace fare il bastian contrario, ma davvero non riesco a condividere l’entusiasmo di tanti per questo (all’epoca vendutissimo e premiatissimo) disco che trovo di assai gradevole ascolto, ma peraltro trascurabile in senso assoluto per la storia del rock e anche limitatamente al solo riferimento di quel che era stato il (glorioso) passato di Eric Clapton.
Da quasi un ventennio, lui aveva già dato tutto quello che poteva dare di significativo come chitarrista (come cantante, lasciamo perdere) e in quel 1992 la registrazione di un piccolo concerto acustico per la serie MTV unplugged, e poi la sua distribuzione su questo disco, si rivelò un clamoroso quanto inaspettato successo e un’occasione per rilanciare la propria carriera solista in chiave soft-rock.
Si inizia con un gradevole strumentale di “riscaldamento” («Signe») dopo di che troviamo in scaletta una serie di classici del blues («Walkin' Blues» e «Malted Milk» di Robert Johnson; «Hey Hey» di Big Bill Broonzy; «Rollin’ and Tumblin’» di Muddy Waters e «San Francisco Bay Blues» di Jessy Fuller) assieme ad un paio di standard come «Alberta» e «Nobody Knows You When You’re Down And Out» e qualche altra cover meno nota: il tutto eseguito con grande tecnica (ci mancherebbe!) ma del blues più vero – quello richiamato dagli autori dei pezzi - manca l’anima.
Il suo stesso passato di rocker viene edulcorato nel passaggio in acustico della propria celeberrima «Layla», dove il graffio elettrico originale anni settanta del suo alias Derek and the Dominos viene addomesticato nel sussurrato andamento lento che ispira tutto il disco. Resta la vera perla di questo album, la malinconica «Tears In Heaven» - ispirata dalla tragica scomparsa del figlio bambinetto – e una hit senza tempo.
La parte grafica dell’album è a due facce: molto curata l’iconografia del buon Eric, come per la foto di copertina, ma purtroppo insufficiente per il resto, così che manca ad esempio l’indicazione degli autori delle canzoni (presente solo sull’etichetta) quasi a suggerire che l’esecutore sia anche l’autore di tutti i pezzi!
Se non è un capolavoro (almeno per come la vedo io) questo MTV Unplugged non è però nemmeno da buttare: non è rock e non è blues, ma nonostante la mancanza di mordente ed il suono rilassato resta un ottimo album di piacevole ascolto: anche trent’anni dopo non è cosa da poco. Teniamocelo stretto
Carico i commenti... con calma