Si, è vero questa è già la mia terza recensione su un opera di Eric Clapton, rischio di essere monotono e scontato ma non vedo alternativa quando aprendo DeBaser non trovo traccia di una delle opere veramente significative di Eric. Sicuramente "just one night" è uno dei dischi migliori tra i live di Clapton ma dopo circa un centinaio di ascolti di "The Twelfth Night" mi rendo conto che non è così. Quella che andrò a recensire è sicuramente tra le migliori opere live di mr "slowhand" nonostante sia "solo" un bootleg e a dirla tutta, secondo me la migliore.

Forse non la penseranno tutti come me, ma il mondo è bello perchè è vario, e poi questo è uno dei dischi in cui si può assaporare al meglio le peripezie virtuosistiche di Eric alla chitarra. Infatti sconsiglio l'ascolto solo a coloro a cui non piacciono i virtuosismi e che magari apprezzano di più le sottigliezze come un arpeggio ben riuscito o un riff raffinato e non troppo lungo, cosa che comunque non manca in questo doppio cd essendo che stiamo sempre parlando di uno dei migliori chitarristi viventi. Su Eric se ne possono dire di tutti i colori, dal fatto che fosse uno dei più grandi tossici degli anni '70 al fatto che col tempo sia diventato una star troppo "modaiola" ma se parliamo di chitarra, ragazzi miei, c'è poco da dire. E' palesemente tra i migliori al mondo e nonostante non sia un innovatore alla Hendrix si può dire che sia stato tra gli ispiratori di quest'ultimo, e comunque ricordiamoci che insieme agli altri 2 componenti dei Cream è stato tra i padri fondatori del rock e questo non credo glielo si possa contestare.

Finita questa logorroica e soggettiva introduzione passerei a parlare del live, svoltosi nel 1989 a Londra. Il live inizia come spesso iniziano i concerti di Clapton cioè con "Crossroads", e se vi ricordate la versione rock e grezza dei Cream cancellatela dalla memoria perchè qui è totalmente diversa. Qui eric ci delizia da subito con un'introduzione degna di un concerto reale per poi proseguire durante gli 8.50 minuti della durata del pezzo con altri 3 assolo da mozzafiato. Si prosegue con "white room", un'altro pezzo di spicco dei Cream in cui è pregevole la cura maniacale con cui viene eseguita ogni singola nota di chitarra, specialmente nell'assolo che definirei anche qui, sublime! Il terzo pezzo è niente meno che "I Shot the Sheriff ", ossia la tanto discussa cover di Bob Marley. Discussa per il fatto che sia diventato un grande successo di Eric nonostante non sia un suo pezzo, come d'altronde fu anche per "cocaine" "After Midnight " di J.J. Cale e altre, ma se le reinterpreta tutte così gli permetterei di rifare tutto ciò che vuole visto che lo considero uno dei pezzi più belli di sempre. "I Shot the Sheriff " inizia con un intro lenta strumentale per poi lasciare spazio alla voce, mai troppo tecnica, ma sempre graffiante e incisiva di Eric. Bisogna aspettare circa metà brano per arrivare all'ennesimo assolo paradisiaco, assolo che parte lento e non ti permette in alcun modo di distrarti un attimo, ogni nota al posto giusto, ogni bending è benedetto, ogni slide arriva col tempismo giusto!  La quarta, la quinta e la sesta traccia sono in ordine: "Bell Bottom Blues ", "Lay Down Sally " e "Wonderful Tonight ", che sono sempre belle da ascoltare nonostante non apporti grandissimi cambiamenti, diciamo che dopo le prime tre traccie queste si notano un pò meno. Con la traccia 7 si arriva a "Wanna Make Love to You ", un pezzo che inspiegabilmente non fa sempre parte delle scalette dei suoi concerti essendo che qui è semplicemente magnifica, ritmi cadenzati, voce suadente, riff perfetti ma anche qui l'assolo è qualcosa di non umano, lo lascio giudicare a voi perchè non trovo aggettivo che renda giustizia a questo pezzo chitarristico da antologia. Anche "After Midnight ", "Can't Find My Way Home " e "Forever Man " credo siano fantastiche ma uguali a molti altri live.
Si passa al secondo disco iniziando con "Same Old Blues" in collaborazione con un altro genio della 6 corde, Mark Knopfler. Pezzo che come si evince dal titolo è molto blues e che ci trascina per 17:35 minuti in un vortice di suoni, alternando chitarra, batteria fino ad arrivare al bellissimo "monologo" di basso e voce di Nathan East. Questo secondo disco presenta due tracce dell'album "august" cioè "Tearing Us Apart" e "Behind the Mask" che sono molto meglio rispetto alla versione studio, e non perchè improvvisi o faccia qualcosa di particolare, ma semplicemente perchè in versione live si perde un pò di quell'orribile (a parer mio) sound anni 80 che era andato a crearsi in studio con l'avvento del batterista Phil Collins che volle riprodurre un pò del sound che caratterizzava i suoi dischi.

Ovviamente non potevano mancare le due più grandi hit, ossia, "cocaine" e "layla" dove la prima è molto simile a tutte le altre volte che è stata fatta mentre la seconda è caratterizzata da un bell'intro strumentale. Il tutto finische con "Sunshine of Your Love", altro pezzo di spicco della sua vecchia band. Oltre 15 minuti di caro e vecchio rock alla Cream con tanto di assolo di batteria che benchè non sia eseguito dal mostro sarco Ginger Baker è altrettanto bello e coinvolgente.

Capitolando credo sia un must questo live, anche se si potrà far fatica a reperirlo essendo un live non ufficiale ma nel caso lo troviate non esitate assolutamente a comprarlo.

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