Quando gli euforici anni '60 del secolo scorso volsero al termine, il ritorno alla grigia realtà fu segnato da eventi tragici e fra questi i delitti commessi dalla setta di Charles Manson nell'estate 1969 ( la stessa del festival di Woodstock e dello sbarco del primo astronauta sulla Luna) furono di grande impatto negli USA e nel mondo occidentale. Basterebbe solo considerare che ancora oggi, a distanza di decenni, su tutta la vicenda gravano dubbi sulle ragioni di cotanta gratuita violenza.
Il film documentario "L'operazione Chaos e gli omicidi di Manson", realizzato da Errol Morris cerca di accendere un po' di curiosità su quei fatti, prendendo le mosse dal libro inchiesta "Chaos: Charles Manson, the CIA and the secret history of the Sixties", frutto del ventennale lavoro di ricerca da parte di Tom O'Neill e Dan Piepenbring.
Con filmati d'epoca e spezzoni di intervista a persone legate a quelle vicende, il regista Morris ripercorre i punti salienti della storia. E certamente emerge come Manson, con un trascorso esistenziale all'insegna del crimine, non avesse in sé doti particolari (dentro e fuori dal carcere, non aveva avuto modo di istruirsi in modo regolare). Aveva però una certa eloquenza dialettica e un malsano carisma, tanto da trovarsi al posto giusto nel momento giusto, ovvero da poco scarcerato a San Francisco nell'estate 1967, quando il movimento hippy e la controcultura giovanile erano all'apice del loro influsso. Per Manson non risultò particolarmente difficile crearsi un seguito di ragazze e ragazzi fuggiti da casa, per creare una comune hippy in cui praticare amore libero, trip di LSD, unitamente a sermoni sull'imminente guerra civile yankee fra bianchi e afroamericani. Il tutto officiato da questo ometto strambo (Manson, per l'appunto) che coltivava il sogno di incidere le proprie canzoni per qualche major discografica americana. Naufragato questo proposito, i membri della setta di Manson, soggiogati psicologicamente dal suddetto e sotto l'effetto di potenti sostanze stupefacenti, presero a massacrare ferocemente alcuni esponenti della società bene di Hollywood (fra questi Sharon Tate, attrice e moglie incinta di Roman Polanski). Dopo indagini un po' caotiche, gli inquirenti arrestarono Manson e affiliati dopo quattro mesi dagli omicidi. Il processo che ne seguì portò alla condanna a morte dei responsabili, commutata in ergastolo nel 1972 per la decisione dello stato della California di abolire la pena di morte.
Questi i fatti salienti della vicenda, ma il documentario getta luce su aspetti concomitanti che insinuano dubbi sulla ricostruzione del caso. Intanto, in quegli stessi anni la CIA stava conducendo un'operazione denominata MKUltra, supervisionata anche da psicologi, volta a stabilire gli effetti ed impiegare sostanze allucinogene come LSD per alterare la mente di chi assumeva, anche inconsapevolmente, suddette sostanze e risultava così facilmente manipolabile. Un caso strano vuole che proprio nel quartiere di Haight Ashbury, a San Francisco, ci fosse una clinica frequentata, fra gli altri, non solo da Charles Manson, ma pure da psicologi al soldo della CIA, come Jolly West , e anche Roger Smith, agente di custodia di Manson. Una semplice casualità?
E per altro suona strano che Manson e accoliti siano stati arrestati in un primo momento, dopo i delitti, solo per furto di moto e siano stati rilasciati quasi subito. Perché polizia ed inquirenti sono stati così lenti e inetti, sottovalutando il fatto che sui luoghi dei crimini fossero state lasciate le stesse scritte col sangue sui muri delle ville delle vittime? Non poteva ciò rappresentare un fatto perlomeno sospetto?
Emerge comunque che,in quegli anni caotici, infiltrare le fila dei movimenti giovanili anti sistema fosse abbastanza facile: un agente in borghese, con tanto di capelli fluenti, poteva fingersi hippy e contribuire all'attuazione della cosiddetta operazione Chaos, volta a screditare il movimento come un'accozzaglia di drogati e, all'occorrenza, violenti tanto da uccidere in stato di incoscienza indotta da sostanze stupefacenti, come asserivano quelle ragazze soggiogate da un abile manipolatore come Charles Manson.
Va detto in tutta sincerità che il regista non ci fornisce una tesi certa su quei fatti lontani nel tempo, ma certamente ci prospetta qualche dubbio, dal momento che l'autore del libro inchiesta alla base della pellicola asserisce: "So solo che quello che ci hanno detto non è la verità".
E in alcuni passaggi del film risaltano particolari curiosi, come l'assoluta atarassia di Manson che, quasi fosse solo un personaggio capitato per caso in un reality show, afferma che il suo proposito per il futuro è di "farsi un viaggio nel deserto" (è morto in carcere qualche anno fa). Per non dire di un gruppo di ragazze che, all'esterno del tribunale ove è stata appena letta ( nel 1971) la sentenza di condanna, si dicono convinte che la rivoluzione auspicata dalla controcultura giovanile dell'epoca sia imminente, pertanto I presunti colpevoli usciranno dal carcere e loro saranno lì a festeggiare la liberazione. Ma poi, come ben noto, la storia ha seguito altri percorsi.
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