E' musica per organi caldi, un flusso spontaneo e al tempo stesso controllato, ti pare di sentire che nella stanza i musicisti vanno e vengono, in una dimensione intima che si ritrova più meditata in Chamber Music Society di Esperanza Spalding.

Potrebbero scorrere senza soluzione di continuità le tracce, che si incardinano su orizzonti liquidi del Fender Rhodes punteggiati da basso e batteria (il congegno ritmico ridotto all'essenziale che ha creato schiere di devoti sulla via del live di Baduizm), pronti a seguire le evoluzioni vocali di Badu, ora roca (suggestioni alcoliche di *Me and my Gin* nel brano di apertura "20 Feet Tall" stemperate nella tisaneria baduesca), altrove miagolante, seduttiva, speziata della malizia connaturata alle sirene di colore, Nina/Eunice fanciulla nel nuovo secolo, il tutto fatto precipitare nel calderone wonderiano dei settanta ...

il collante è la personalità di Erykah e la sua disarmante sincerità emozionale. I principali tributi sono “Agitation”, ovvero “Just As I Thought” dall'omonimo lavoro di David Sancious (E-Street Band), una bolla di sapone nella quale riflettersi in loop, e “Gone Baby, Don’t Be Long”, che utilizza un sample di “Arrow Through Me” da Back to the Egg di tal Paul McCartney & Wings.

“New Ameryka Part 2 etc.” è di pronta beva quanto impossibile da definire: slow-funk? nu-soul? hip hop? chill lounge cosmic jazz per privè su Marte, a fianco della club inaugurato 40 anni fa dai Gong? : eccentrico e confortevole, finchè lo si vuol sentire non vi disturberà. Tuttavia se “Umm Hmm” e “Love” mainstream ad alto valore aggiunto non vi garbano, e l’onirica “Incense” accompagnata da arpa celtica vi trova a riflettere troppo a lungo sull’utilità di inserirla nell’album, beh, Badu non fa per voi.

La sintesi di Badu una e molteplice è nella suite, quasi un concentrato dell’opera omnia, “Out My Mind, Just In Time”, laddove come gli uccelli e i bambini ci dimostra di saper volare alto, in un percorso che partendo da Bessie Smith e Ma Rainey, passando per Billie Holiday approda a Shirley Horn e Nina Simone, per affacciarsi a precipizio su terreni inesplorati, perchè - fa parte della forza e determinazione all’autosufficenza creativa dell’artista, che si cura ad esempio del packaging dei dischi, della scrittura e regia dei video fino a trucco barba e capelli - ”posso riemergere dalle ceneri fino a 20 metri”.

J’adore.

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