Le notizie che si trovano in rete su questa band sono poche e scarne. Gli Escape the Day erano un duo berlinese, Lars e Florian, influenzato dalla musica acustica, dall'ambient e dal post rock più etereo. Dopo 2 anni di attività, nel 2005, Florian ha deciso di porre fine alla sua vita, e l'unico membro rimasto ha deciso di chiudere (giustamente) la carriera del gruppo, lasciando in archivio un album già registrato, che sarebbe sicuramente e ingiustamente finito nel dimenticatoio, ma che ha ottenuto una buona fama grazie al filesharing.

Ed eccoci quindi a commentare "Ghostless", album mai pubblicato di una band ormai sciolta (per dire, anche la copertina non è ufficiale). Il tragico destino di questa band ha dato sicuramente ancora più significato alla musica e alle parole di queste 8 canzoni, pregne di una malinconia e desolazione rara, rintracciabile solo in poche altre opere.

Come influenze ho parlato di post-rock ma siamo comunque lontani dagli stilemi classici del genere. Le canzoni sono quasi totalmente rette dalle chitarre, acustiche o elettriche ma sempre in pulito, che ci trasportano in un oscuro viaggio in una città invasa dal buio (l'iniziale "Hallways"), con il pianoforte che a volte ruba la scena, ci prende per mano e ci accompagna in camminate solitarie nei giorni d'inverno ("Days"), mentre le voci sussurrano parole sommessamente, quasi con la paura di fare troppo rumore. I testi in più di un'occasione vengono recitati nei primi minuti, lasciando la sola musica a mantenere l'atmosfera nel resto della canzone. La batteria compare solo in sporadiche occasioni, mentre rendere più vario l'ascolto ci pensano anche alcuni espedienti, come le tastiere e la sezione di violoncelli che fanno capolino ogni tanto, le voci femminili che accompagnano in "Still" e predominano in "This Wave's Lenght" o l'inusuale clarinetto di "If I Told You". L'unico episodio in cui la rabbia lascia il posto alla malinconia è nel finale dello strumentale "The Hour Undone", con le chitarre elettriche che creano un epico crescendo alla GYBE!

Tra i più stretti amici di Florian c'era anche Don Anderson, chitarrista degli Agalloch, che, contemporaneamente all'estremo gesto di Florian, stava scrivendo con la band quello che sarebbe diventato "Ashes Against the Grain". A detta dello stesso Anderson il suicidio dell'amico diede spinta propulsiva alla composizione, e non è un caso se "Our Fortress is Burning" è dedicata a Florian. Ma il tributo non finisce qua: "The Hours Undone" e "Last Words" contengono degli arpeggi che saranno ripresi proprio in quel brano, e se vedrete un'esibizione live della canzone dal vivo, noterete il chitarrista all'inizio raccolto quasi in preghiera.

Musica minimale che colpisce a fondo, niente di nuovo ma scritta col cuore.
(ah ovviamente questo duo non ha niente da spartire con l'omonima band techno/pop/metal)

Carico i commenti... con calma