Ma per quanto uno ascolti assiduamente musica nei suoi vari stili, non è escluso che incappi in qualcosa di cui non sospettava l'esistenza. Quello che mi è capitato recentemente conferma che conoscere lo scibile musicale umano richiederebbe tanto tempo e forse non basterebbe una vita. Ma certe scoperte ti rinfrancano perché ti confermano la necessità di cercare per trovare buona musica in una vicenda a suo modo esemplare.
Mentre spigolavo fra i titoli nuovi presenti sulla piattaforma Netflix mi sono imbattuto in "Matogrosso" , realizzato da Esmir Filho e disponibile dallo scorso 17/06. Certamente mi ha attirato la provenienza brasiliana, nazione da cui proposte interessanti in ambito cinematografico e musicale non mancano. In generale, se si parla di musica il riferimento generico alla samba è quello che viene subito in mente, ma c'è molto altro. E prima di allora il nome di Ney Matogrosso non mi era noto, né tantomeno lo avrei associato a quello stile etichettato come glam rock. Ma tant'è anche nell'area carioca ci sono state in tal senso proposte valide e il suddetto Matogrosso si è distinto.
Nello specifico, il regista Esmir Filho ha realizzato certo un biopic musicale privilegiando la dimensione privata del protagonista. E al netto di quelle caratteristiche salienti del genere in cui vengono ammassati i fatti salienti della carriera di un musicista (con effetti deleteri tipo confuso frullato temporale come è stato in certi biopic usciti negli anni scorsi), qui l'artista è soprattutto un uomo in divenire che impone il suo modo di essere in barba a certa mentalità ancora retriva nel Brasile in cui opera.
Pertanto, come ben rappresentato, Ney de Souza Pereira (che prenderà poi il nome d'arte di Ney Matogrosso) nasce in una famiglia in cui è forte l'autorità paterna e infatti il padre è un militare. Tenuto conto della sensibilità artistica di Ney e della sua curiosità per la dimensione naturale rigogliosa in Brasile, sarà solo questione di tempo scegliere di lasciare l'ambito familiare una volta raggiunta la maggiore età.
Dopo una lunga gavetta nei gruppi corali attivi nelle sale di registrazione, Ney si distingue per la sua particolare voce di controtenore acuto e avrà poi modo di entrare a far parte di un gruppo folk rock di nome Secos & Molhados, con il quale inciderà il primo album dal titolo omonimo. Siamo nel 1973 e il successo presso il pubblico brasiliano è assicurato, lasciando la critica un po' spiazzata dalla carica fortemente innovativa del gruppo che esegue concerti molto incandescenti. Tutto andrebbe per il meglio ma è proprio qui che emerge il carattere imprevedibile e ribelle di Ney Matogrosso che, per divergenze con i colleghi della band, opta per intraprendere una carriera solista in cui si proporrà (fino ai giorni nostri) sempre in veste di cantore di uno stile di vita alternativo al costume tradizionale difeso dal regime autoritario di quei tempi. E indubbiamente la sua forza scenica catalizza attenzione ed entusiasmo degli spettatori, oltre a certe reprimende di zelanti ispettori della commissione censura che lo invita a contenere il numero di ancheggiamenti sul palco su cui non fa mancare, all'occorrenza, qualche spogliarello integrale e simulazioni di orgasmi.
È quindi la sua una forza della natura che esprime anche nella vita privata, ove è insofferente a stabilire legami affettivi stabili. Chi va con lui, uomo o donna che sia, deve accettarlo per quello che è , ovvero una persona coerentemente fluida, immersa nella natura e molto sensuale, ribelle alla moralità costituita. Ciò comunque non gli impedirà di attraversare prove dolorose allorquando, in piena stagione di sindrome da immunodeficienza (AIDS), un suo partner si ammalerà e morirà.
Il punto di forza del film è costituito dalla recitazione di Jesuita Barbosa che si cala perfettamente nella parte di Ney Matogrosso, tanto da esprimere quella forza della natura veicolata dall'artista protagonista del biopic. Oltretutto, l'attore si dimena magistralmente sul set ma la voce che canta le canzoni (come "America do Sul", "Bandolero", "Homen com H") è proprio quella di Matogrosso. L'esito è efficace e l'attore riesce ad incarnare una vera energia erotica, una rivolta a quello che era l'allora vigente regime militare brasiliano.
Appunto per questo, sarebbe stato meglio intitolare l'opera non "Matogrosso", bensì "Homem com H", come da titolo di un brano di Ney Matogrosso. L'espressione "Homem com H" si traduce con "uomo con la H maiuscola" e sta ad indicare certo un uomo molto virile, ma in questo caso l'artista Matogrosso voleva intendere che si è virili non in quanto conformisti, bensì se si è coerenti con le proprie convinzioni e quindi coraggiosi. Una dote non proprio così diffusa in questo nostro mondo standardizzato.
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