"La Cena" è una commedia di Ettore Scola del 1998.

Un affresco di umanità multicolore. Scola si diverte a scrutare nell'anima e nell'animo delle persone. Ne risulta un "quadro" quasi metafisico, dove solo alla fine, il turista osservatore può trarre delle conclusioni alla luce della presentazione dei personaggi. Tutti regalano qualcosa di loro stessi, con varianti e sfaccettature che inquadrano i contorni di una moltitudine di commensali. La cena è un momento di condivisione dove il confronto con gli altri finisce per manifestare anche dei lati inaspettati. Non ci sono interruzioni, disturbi. Una sorta di raccoglimento prezioso, un momento di quotidianità conclusiva, dove si tirano le somme della giornata, e a volte, anche della propria vita.

Meraviglioso Vittorio Gassman: una delle ultime interpretazioni dell'attore che malgrado l'età straborda di poesia ed energia. Un personaggio estremamente delicato ed intenso, tale professor Pezzullo, cliente abituale del ristorante, la cui opinione importa a clienti e camerieri, i cui interventi sostengono e rassicurano, le cui iniziative convincono e inducono alla riflessione. E basterebbe solo questa immagine per uscire appagati da questo film che trova nella sua staticità una risorsa di indagine estrema che rimbalza da un'anima all'altra. Invece no. C'è di più.

L'irrequieta Fanny Ardant, che interpreta la proprietaria del locale (o meglio, la moglie del proprietario Arturo), tale Flora, che sfiora tutti con la sua presenza leggiadra e la sua delicatezza, inerpicata su scarpette rosse nuove fiammanti, domina la situazione su clienti e dipendenti, ma serba segreti e turbamenti amorosi che la espongono ad una fragilità femminile che le calza alla perfezione.

Una Stefania Sandrelli di una bellezza impressionante, madre frizzante e un po' svampita che durante la cena farà una scoperta amarissima sulla figlia. La sua reazione finale è davvero toccante.

 Un Giancarlo Giannini, nei panni di un feroce professore di filosofia, con giovane amante al seguito, apparentemente soggiogato ed indocilito, ma che rivela via via, lungo la cena, la sua reale natura vigliacca.

 Ma ci sono, ed è incredibile, decine e decine di altri personaggi le cui sfaccettature colpiscono e solo alla fine del film, quando si tirano le somme, ci si rende conto della massiccia dose di umanità che Scola ha inquadrato in poco più di un'ora e mezza. Tutto il florilegio di personaggi, perché di florilegio si tratta, è un groviglio di essenze, pazzesco riuscire ad inquadrarli così in fretta.

In questa apparentemente comune serata, c'è invece un che di magico, metafisico, un tocco di surrealismo nell'atmosfera. La presenza di un sedicente mago italo francese, interpretato da Antonio Catania,(che conquisterà la fiducia di un incerto impiegatuccio in cerca di se stesso, scroccandogli la cena) ne è, se vogliamo, l'ingrediente chiave, che si mescola lungo il tragitto alla "poesia" del maestro Gassman/Pezzullo.

 Tra le situazioni dei personaggi si celano i disagi, i sogni, le speranze, gli amori clandestini e le apparenze illusorie di tre, forse quattro generazioni, che si scontrano, convivono a fatica, ma sopravvivono e proseguono, anche se a fatica. In particolare, a simboleggiare questo disagio, è  lo chef del ristorante, che per tutta la pellicola si lamenterà di tutto e tutti, e in modo così forte, che tutti i discorsi degli avventori cenanti, avranno questo assurdo sottofondo.

 Attori che litigano su una commedia da interpretare, una famiglia che si riunisce e litiga, una donna d'affari, una giovane coppia che aspetta in figlio, una tavolata di insegnanti in pensione, una di imprenditori con mogli ed una di festanti adolescenti completano il ricchissimo quadro di vicende che si intrecciano a quelle dei tre camerieri, altro groviglio di speranze, sofferenze ed aspettative che emergono in poche righe, grazie alla classe di un regista esperto come Ettore Scola. Uno che non grida mentre racconta, un regista che sa raccontare i suoi personaggi con tatto e sapienza (e che personaggi), un filo di ironia grottesca, un briciolo di amarezza, per una pellicola non troppo nota che fa certamente una gran bella figura rispetto al cinema italiano anni '90.

Un film che dura una cena, riuscito, morbido, accogliente ed amichevole. Velato di intimità, senza buonismi inutili, a tratti energico, a tratti soave e rilassante, a volte persino divertente.

Da vedere.

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