Passano due anni dal disco sul Fado portoghese, ed Eugenio Finardi si tuffa nella seconda avventura "anomala" delle quattro consecutive. Questa volta il genere è lo spiritual, e il disco si chiama Il silenzio e lo spirito. Ma titolo fu più rappresentativo, e poi capirete perché. Questa volta ad accompagnare il cantautore "extraterrestre" ci sono Vittorio Cosma al pianoforte, Francesco Saverio Porciello alle chitarre e Giancarlo Parisi ai fiati. La scaletta si compone di tredici motivi, di cui uno dello stesso Finardi e tre inediti strumentali composti dai rispettivi musicisti.
Ad aprire "L'oceano di silenzio", il brano che invece chiudeva Fisiognomica nel 1988. L'interpretazione di Eugenio alza la melodia sullo "in calma" finale. Si prosegue con una recentissima canzone di Leonard Cohen, l'unico rappresentato con due pezzi, che è "The land of plenty", resa bene da Eugenio. Nel tradizionale "Orlèans" si canta pochissimo, ma intensamente. È la volta poi de "Il ritorno di Giuseppe" da La buona novella di Faber, anche qui nulla da dire, interpretazione professionale. Si fa un'incursione anche nella classica con il genio di Johann Sebastian Bach, e la sua "corale dalla cantata 147" (bwv è l'acronimo tedesco della catalogazione delle opere del compositore). Eugenio non aveva mai cantato in tedesco, ma in Germania aveva registrato nel 1984 il live Strade. Arriva poi il primo inedito, "Arenal", per la chitarra di Francesco Porciello ma comunque con gli interventi di Vittorio Cosma. Molto acustico, si lascia apprezzare. Più breve, ma ugualmente valido "Una scala per la luna", dove il pianoforte dà il meglio di sé. Ritorna poi Eugenio: il titolo del disco allude allo spirito per la tematica che lega evidentemente tutte le tracce, ma anche al silenzio, e non solo per il brano di apertura, ma perché si canta pure nel silenzio. È quanto accade nel tradizionale "Motherless Child", dove magistralmente la voce di Finardi canta senza una base nel silenzio più totale, tenendo tempo e timbro vocale. L'inedito più lungo, dal nome "Danza di Eolo", è un lungo assolo di cornamusa a frequenza altissima, quasi fastidiosa per le orecchie, che cita pure "Tu scendi dalle stelle", ed è eseguita ovviamente da Giancarlo Parisi. La traccia 10 è un classico di Leonard Cohen, "Halleluja", ed è anche l'unico brano del progetto sopravvissuto nei concerti di Eugenio. Interpretazione sentita, l'ha fatta sua. C'è spazio poi per un brano dell'autore, "Come in uno specchio", del 1989, lunghissimo e diviso in tre parti. La penultima prova è il tradizionale "Adeste fideles", nella norma, mentre la conclusiva "Ave Maria fadista" è chiaramente un "outtake" del disco precedente che trova spazio qui. La versione principale è di Amalia Rodrigues.
Il silenzio e lo spirito è un lavoro sufficiente, cantato e suonato con professionalità e qualche sprazzo notevole. Tuttavia non va oltre le tre stelle, come invece avverrà per Anima blues, un disco covato da Eugenio per 40 anni!

Carico i commenti... con calma