Gli Europe nel 2012? Ascoltando il nuovo album Bag of Bones, il nono della loro carriera, si capisce chiaramente come si sia di fronte ad un altra band.  Questo è il quarto disco dopo la reunion del 2004; già in questi anni si era capito come gli Europe di The Final Countdown si erano fatti da parte, per far spazio ad una band che proponeva un sound decisamente più heavy e moderno. Le influenze inoltre del rientrante John Norum alla chitarra si facevano sentire. Con questo Bag of Bones si completa a mio avviso il percorso di cambio di stile della band, arrivando però ad una maturità musicale che pochi altri gruppi rock si possono permettere oggi.

Basta iniziare l'ascolto di Riches to Rags dove la band mette in mostra tutta la propria rinnovata creatività, che ha come fiore all'occhiello i riff e i soli di John Norum.  Joey Tempest ormai si dedica, con buoni risultati, ad un cantato su tonalità medio alte, cercando di assecondare lo stile più aggressivo rispetto al passato dei suoi compagni.
Il singolo Not supposed to Sing the Blues è un ottimo pezzo e non a caso scelto per lanciare l'album; il Blues, già. Quante note del buon vecchio blues escono dalla chitarra di Norum. Si continua poi con la rocciosa Firebox, impreziosita dal suono del sitar poco prima dell'assolo di chitarra. Dettagli e particolarità che non risultano messe a caso nella canzone, come i suoni tappeto delle tastiere, delicati ma efficaci.

Spazio dunque a Bag of Bones, che parte con gli ottimi intrecci di chitarre acustiche tra Norum e Joe Bonamassa, chitarrista statunitense noto per essere un membro del supergruppo Black Country Communication; anche il basso si fa sentire nelle strofe lente e si fonde benissimo con le parti di chitarra. Un ritornello molto orecchiabile e ancora un assolo di gusto di chitarra completano quello che a mio parere è uno dei brani migliori. La traccia Requiem serve da incipit a My Woman My Friend, una canzone introdotta da note di pianoforte molto cupe sulle quali finalmente Joey Tempest si fa notare finchè non entrano in scena tutti gli altri strumenti rendendo il pezzo ancora più cupo e martellante.

L'hard ‘n' heavy di stampo 70's domina i pezzi seguenti come Demon Head e Doughouse impreziositi però dalle liriche sempre molto melodiche create da Tempest ; Mercy You Mercy Me è forse il pezzo con maggiore tiro dell'album ed è una vera bomba che i cinque svedesi sparano a fine album.
Da segnalare l'acustica Drink and a Smile che dura solo due minuti ma mostra qualcosa di diverso agli ascoltatori risultando non un semplice riempitivo; ed infine un altro tocco di classe con la bella ballad finale Bring It All Home. E' qui che a mio parere si vede la maggior differenza con quello che furono gli Europe. Tempest non canta (non può più evidentemente) come nell'antica Carrie, cercando di toccare note alte ma si pone ad una tonalità più semplice ma che rispecchia quello che è la "ballad Europe" di oggi, riuscendo comunque a colpire il segno.

I pregi di questo album secondo me sono, in primis come già detto, il fatto di aver mostrato una band matura e con idee nuove, ma soprattutto mostra una band onesta con sé stessa e con i propri fans. Questi suoni che sono un mix tra blues e hard rock anni 70, ci sono sempre stati nelle vene dei 5 svedesi ed ora vengono fuori come non mai. Non ci sono più brani costruiti a tavolino o per meno io non ho questa sensazione ascoltando l'album.

Gli Europe non sono più i cinque ragazzi che sembravano più fotomodelli che musicisti degli anni 80, prigionieri del music business; già allora suonavano alla grande ma c'era qualcosa o meglio c'era quella esasperata importanza che veniva data all'immagine più che alla musica che faceva storcere il naso a molti. Con questo album per me quei dubbi o quei pregiudizi vengono meno. Gli Europe sono degli ottimi musicisti e suonano un gran rock.

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