Provare a scrivere la recensione di un nuovo album degli Europe può essere una trappola, si potrebbe cadere nel tranello che questi 5 ragazzoni scandinavi ci hanno teso: farci credere che sono ancora loro. Per non essere frainteso, i nostri 5 sono sempre gli stessi, Tempest-Michaeli-Leven-Norum-Haughland, un pò di anni in più e tanti capelli cotonati in meno.
Nel pieno della maturità artistica e professionale dei musicisti un paio di anni fa ci avevano regalato l'album della "reunion", l'ottimo "Start From The Dark", che si portava dietro tutti i dubbi che una "reunion" può fare immaginare: "Resisteranno a lungo o è stato solo un gioco?". "Secret Society" spazza via tutto con un colpo solo. Ed è distante dai predecessori tanto quanti sono gli anni passati dall'ultimo bellissimo e diverso album della "prima era", "Prisoners In Paradise". Non più prigionieri in paradiso, ma liberi sulla terra, liberi di fare vedere quello una vera band deve sapere fare: SUONARE, non necessariamente con vestiti metallizzati e capelli ossigenati. Sound duro e melodico, e modernissimo. Spingendo play sulla scaletta di canzoni che Winamp mi presenta dopo averla estratta dal CD i pezzi scivolano via uno dopo l'altro, Tempest e Co. non ci danno un solo attimo di respiro perchè il disco è incredibilmente omogeneo e da ascoltare tutto d'un fiato.
Norum ci presenta l'opener "Secret Society", pomposa e con un riff potente e cattivo di chitarra che ci tiene compagnia fino alla fine, dando spazio anche alle tastiere di Michaeli. Stranissima e apprezzata l'interpretazione di Tempest in questo brano.
"Alway The Pretenders", che è anche il primo singolo, alleggerisce un pò il tutto con un coro più melodico dove Norum ci fa sentire cos'è lo stile per un chitarrista. Ottima la melodia ma non l'avrei scelta come singolo.
Con "Love Is Not The Enemy" si torna sul genere dell'opener, chitarra di Norum assolutamente in primo piano su cui Tempest canta una feroce melodia. Brano tirato e bellissimo, ottimo per aprire un concerto e fare a botte col vicino con i capelli lunghi che non ti fa vedere niente.
Con "Wish I Could Believe" calano i battiti al minuto e sale in alto la melodia, con un incedere lento Tempest e Norum ci accompagnano piano piano facendoci ascoltare ottimi assoli e una voce da protagonista. Si strizza l'occhio al passato, un pò seventie's.
"Let The Children Play" è un bellissimo midtempo, sono in questo caso all'opposto la rocciosa chitarra di Norum e la bella melodia cantata di Tempest. Interessante il coro dei bambini verso metà canzone, una delle chicche del disco.
In "Human After All" torna un pò di spazio per gli altri musicisti, Tempest canta una discreta melodia intervallata da buoni spunti di Leven e Michaeli, ma la canzone non è la migliore del disco.
Si riparte a razzo con "The Gateway Plan", Haughland detta il tempo e il ritmo è sostenuto dall'inizio alla fine, Tempest urla una bellissima melodia e i 4 musicisti mettono tutti del loro, con ancora Norum su tutti.
"A Mother Son" è la ballad, una ballad malinconica e triste. Era giusto inserirla, anche se non necessaria.
"Forever Travelling" , che mi ha stranamente ricordato gli Stratovarius di 10 anni fa di Kiss Of Judas, batteria e basso semplici a tenere il tempo e una grande prestazione vocale di Tempest intervallata da ottimi interventi di Norum.
"Brave And Beautiful Soul" mi è piaciuta meno delle altre, ottimo il tiro ma forse manca l'originalità degli altri pezzi
"Devil Sings The Blues" riporta in alto il livello dell'album, che viene chiuso da un assolo di Norum che sfuma.
Gli Europe sono tornati, e lo hanno fatto alla grande. Per chi è disposto a crederci e per chi ci sogghigna sù. I capelli ossigenati e i vestiti metallizzati sono un lontanissimo ricordo frantumato in mille pezzi dai 4 strumenti che i nostri oggi impugnano con tanta consapevolezza in più. Perchè a 40 anni si è più bravi che a 20. Norum la fa da padrone certamente, e lo fa con pieno merito, ma non si stacca mai dal gruppo come farebbe in un suo lavoro solista. Poi il genere pùò piacere o non piacere certamente, e i nostalgici potranno anche storcere il naso e gridare al tradimento, ma non si deve dire i 5 scandinavi abbiano sbagliato il colpo.
Elenco tracce testi e video
02 Always the Pretenders (03:56)
Maybe we forced the deal to live in some kind of blow
Maybe we broke the seal,
Cracks begin to show
Maybe we crossed the line, got everything of the ground
Maybe we lit the fuse, a habit hard to lose
All I can remember, all I can recall is you
Telling me there's been an, accident
Always the pretenders, always thought that love would do
Every day I miss your innocence
Maybe we ran the lights, somehow we caused a scene
Maybe we learn to fight, as part of our routine
Maybe we jumped the wall, suddenly tipped the scale
Maybe we tried to hard, so afraid to fail
All I can remember, all I can recall is you
Telling me there's been an, accident
Always the pretenders, always thought that love would do
Every day I miss your innocence
Something's lost and what its worth
You and me this is our church
There is still some love 'round here
All I can remember, all I can recall is you
Telling me there's been an, accident
Always the pretenders, always thought that love would do
Every day I miss your innocence
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