Il "14 Novembre 2006" all'Alcatraz di Milano approdano gli Evanescence, per l'unica data italiana del tour promozionale di "The Open Door". Un concerto davvero indimenticabile per i fan, tecnicamente impeccabile, deludente per i non fan e un po' troppo corto per tutti.

Ma andiamo con ordine: innanzitutto, l'organizzazione è davvero pessima, pochi addetti alla sicurezza e problemi nel mettersi in fila già da prima mattina. Una volta entrati, ci si rende conto di quanto il posto sia piccolo, ma comunque adatto alla scopo di un contatto diretto con i fan.

Dopo nemmeno tanta attesa fanno il loro ingresso i 'Revelation Theory', band americana heavy/thrash metal che poco ha da spartire con i generi che il pubblico presente ama. Risultato: un bella performance (con il cantante capace di urla spaventose), ma pubblico "poco attento" e canzoni un po' troppo ripetitive. Comunque, ci si scalda.

Finalmente arriva il momento: Amy Lee e i suoi Evanescence appaiono sul palco, sulle note di "Sweet Sacrifice". E' il delirio. La voce di Amy è impeccabile, il gioco di luci non molto ricercato ma molto adatto e suggestivo, l'atmosfera quella giusta, il palco un po' troppo piccolo. Amy finisce la canzone, saluta Milano, si continua. "Weight of the World", difficilissima da cantare, eppure Amy ci riesce, dal vivo, senza la minima sbavatura e addirittura una piccola variazione sul ritornello. Tutto il concerto è un susseguirsi di nuove canzoni e vecchie (tratte dal precedente lavoro "Fallen"), stupendamente cantate dalla voce di Amy, la quale è infallibile come fosse da sola in sala registrazione, il tutto contornato da ringraziamenti vari, giochi di capelli, sbattimenti e alzate di gonna semi-casuali per la gioia di tutti.

Poco felice forse la scaletta ("Bring Me To Life" dopo "Lacrymosa" è dura da sopportare senza collassare), mentre è poco capita la scelta di un concerto corto (un'ora e un quarto circa) ma pieno di qualità, senza il rischio di proporre brani poco curati dal vivo o già fatti nel precedente tour.

In definitiva: un concerto corto, ma, se ben capito, semplicemente fantastico. Ma qualche brano in più non avrebbe guastato.

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