Gli Evile sono 5 ragazzoni nati musicalmente nel momento sbagliato nel posto sbagliato.

In che altro modo definire una band che si forma nel 2000 per suonare un genere obsoleto come il thrash metal, e oltretutto nel paese d'albione, terra non proprio rinomata per tale sottogenere (preziosa eccezione i Sabbat, ed altri combo minori come Xentrix o Slammer)? Nonostante codeste scoraggianti premesse i nostri eroi procedono a maltrattare i loro strumenti con lodevole testardaggine, e dopo un EP introduttivo nel 2004 sfornano 3 anni dopo il lavoro in questione, dal simpatico titolo "Enter The Grave", che li farà emergere dall'anonimato e si dimostrerà uno dei capisaldi del fiorente movimento di rinascita del thrash tutt'ora ribollente nell'underground metallico, con nomi del calibro di Violator, Municipal Waste, Fueled By Fire, Bonded By Blood e via scapellando. Purtroppo la recentissima morte del bassista, proprio a ridosso dell'uscita del secondo CD getta pesanti ombre sul futuro della band.

Prodotto nientepopodimeno che Flemming Rasmussen, il disco si presenta come una pedissequa riproposizione del tipico schema bay-area, con una spiccata predilezione per il riff grattato dei Metallica anni d'oro, facendo affiorare abbondanti dosi di Exodus e Testament qua e là e andando a lambire l'estremismo degli Slayer nei frangenti più violenti. Il paragone con gli autori di "Reign In Blood" è indicato anche in virtù delle vocals, simili ad un Tom Araya meno acuto, ma che non toccano le sue vette d'isterismo, pur conferendo la giusta dose di ferocia. Si distingue l'approccio della chitarra solista, che fa affiorare un certo retrogusto melodico che ricorda i gloriosi Forbidden.

Se andate ancora a giro con i pantaloni elasticizzati e i gilet di jeans con le toppe da schiena, e pensate con nostalgia "non ci sono più le mezze stagioni e i dischi thrash di una volta" non potrete che gioire ascoltando gli assalti sanguinari di "Bathe In Blood" o del manifesto programmatico "Thrasher", o le strutture più meditate di "We Who Are About To Die" e di "Man Against Machine", che portano in dote cambi di tempo e una varietà compositiva altrimenti poco presenti nell'album.

Chi cerca complesse e originali architetture sonore stia alla larga, il grido qui è thrash e 80's abbestia.

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