American Pastoral
Diretto ed interpretato (ottimamente) dallo scozzese Ewan McGregor, alla sua prima prova registica, lui viene ricordato dai più per la sua recitazione nei due Trainspotting che negli innumerevoli altri suoi film (almeno una cinquantina).
Le informazioni sul suo contenuto cercate ça va sans dire su wikipedia (ebbene sì lo ammetto sono un fan sfegatato della più famosa enciclopedia on line), sono 3 scarne righe di trama, oltre a ciò che già ho riportato all’inizio aggiungono solo che il film è tratto dall’omonimo libro scritto vent’anni prima da Philip Roth, nel 1997.
Il libro (Premio Pulitzer) non l’ho letto, malgrado siano anni che tento di leggere qualcosa di questo interessante autore americano, e nel mio kindle tengo diversi titoli suoi, provvederò comunque…
Le due ore di film scorrono velocissime e partono dalla riunione di vecchi amici e compagni in occasione del ricordo de “Lo Svedese” di cui ci saranno le esecuie all’indomani, narrando la storia dal sapore masochistico di un padre che non vuole rassegnarsi a perdere una figlia che non desidera avere niente a che fare con suo padre e soprattutto con sua madre, e con tutto ciò che la famiglia borghese rappresenta, il tutto ha come scenario gli anni ’60 con il loro bagaglio di proteste e contestazioni contro il sistema e le rivendicazioni civili della popolazione di colore bistrattata dai bianchi, non mancano episodi di sapore terroristico/rivoluzionario, nella colonna sonora non mancano pezzi alla woodstock come Buffalo Springfield o Jefferson Airplane… e niente, è un film scelto a caso tra quelli che offrivano oggi le visioni in streaming e mi ha coinvolto e soddisfatto cinematograficamente parlando.
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