In due parole trattasi di faccenda tra minimalismo e ambient + l’abbecedario ritmico dei Can più astratti + Cluster e Eno quando si passa allo stato gassoso.
Ah, c’è pure il pinguino che fa capolino.
…
Allora per il Quieto questo è il disco dell’anno e, si sa, il Quieto mette solo roba piuttosto lontana da qualsivoglia idea di rock.
Il rock, figuriamoci…
Che il rock per lo più riciccia o ricicla, però è anche vero che adesso in sottofondo, mentre sto scrivendo, ho l’ultimo di Chelsea Wolfe, un dischello piuttosto buono, secondo me...
E comunque diciamo che, per me, non è tanto il disco, ma son proprio sti tizi, andate, vi prego, sul tubo e guardate come suonano dal vivo.
Vedrete dei ragazzi qualunque far cose stranissime con i loro strumenti, in cerchio loro, in cerchio anche il pubblico.
Vedrete quella strana magia, tra improvvisazione e controllo, di chi il suono lo guida e, insieme, se ne fa guidare.
Silenzio, concentrazione, trance. Parole dette senza alcuna prosopopea. Questa non è gente che se la tira, sembrano più operai al lavoro che musicisti, oppure eterni bambini che giocano.
Ecco, ascoltando il disco, loro non potrete vederli.
...
In forma di decalogo
(Uno) Costruisci una macchina per scacciare gli spiriti maligni e una per acchiappare i sogni.
(Due) Prendi una chitarra e fai tutto quello che di solito non si fa.
(Tre) Scrivi sulla lavagna il numero e la formula, svuota le tasche, trova il suono nascosto.
(Quattro) Tieni a mente che su dieci parti nove sono di scienza e una di magia.
(Cinque) Trova una frase musicale, moltiplica per due per tre per cinque.
(Sei) Dividi il tutto in piccole parti, sfrega due bastoncini per creare la scintilla.
(Sette) Pensa a tutte quelle parole che iniziano con la emme, meditazione, mercurio, mormorio...
(Otto) Accetta la mancanza di scopo del suono come il più profondo dei misteri.
(Nove) Trova un nome adatto alla bisogna, il pinguino è già occupato, l’isola di Pasqua no.
(Dieci) “I bambini giocano, gli adulti scherzano”
...
“Northen” è un incastro tra geometria e nuvole, un gioco di specchi dentro una camera in ordine, l’azzurro del cielo quando si apre lo spazio.
A volte il ritmo arriva da tutte le parti, a volte chiudi gli occhi un momento. Quando tutto scorre può capitare di vedere il lato astratto delle cose.
E così vengono in mente anni e anni di ascolti e di sogni, una faccenda come minimo ipnotica.
…
Ah, sti tizi sono alchimisti fatti e finiti, teste d’uovo dal cervello che sprizza scintille, se non addirittura spari e petardi.
Le chitarre, per dire, non le usano mica come noi gente normale, oh no! Le mettono in orizzontale e le percuotono con bacchette, ferri da maglia e mazzuoli. Roba che sembra di sentire una specie di pioggia meccanica, oppure dei campanellini d’oriente, tutto un rimbalzo sul vetro fai conto, tutto un tintinnio.
Senza contare poi tutti quegli strumenti inventati, ad esempio gli strani braccetti robotizzati che danzano sulle corde della chitarra e fanno un po’ come gli pare…
...oppure quella buffa via di mezzo tra un banjo e una macchina da scrivere, roba che il mio prof di applicazioni tecniche sarebbe andato in brodo di giuggiole.
Infine mettici il vento...
…
Ecco si, il vento...
Che con un palo, due ciotole d’argento e tre lenze da pesca i nostri maghetti hanno costruito un’arpa eolica e poi l’hanno piazzata sul tetto dell’edificio più alto di Liverpool con accanto un registratore.
E mi viene in mente La Monte Young quando se ne stava appollaiato su dei grandi serbatoi di benzina da dove ascoltava rapito il suono di una ventina di trasformatori della vicina centrale elettrica.
Dev’essere bello catturare il vento e soffiarlo su quella cosa che chiamiamo musica…
…
Infine vi dico che il disco è quasi solo strumentale. Le uniche voci sono riprodotte tramite gli altoparlanti di uno smartphone e poi amplificate dai pickup della chitarra. Il risultato assomiglia ad un auto tune robotico e il quieto dice che è una roba commovente…
Trallallà...
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