Secondo album di questa band statunitense che racchiude nel suo stile tutto ciò che poteva essere detto in musica da colossi come 'Van Halen' e i 'Queen', riassumendo in 13 pezzi gran parte della musica del magico decennio ‘80-’90 con sonorità che vanno dal rap fino a quelle tipiche delle orchestre jazz con tanto di sezione fiati, ma quello che prevale è sicuramente il suono rozzo ma allo stesso tempo perfettamente ritmico e preciso della chitarra di Nuno Bettencourt e sicuramente anche la voce di Gary Cherone capace di spaziare tra rabbia, sentimento e pezzi “rappati” completando stilisticamente l’album.

L’altra metà della Line-up è composta da un Pat Beger al basso e un Paul Geary alle percussioni molto amalgamati per fornire una possente base ritmica ai riff graffianti del polistrumentista Nuno Bettencourt. Il quale, oltre ad aver composto tutti gli arrangiamenti per orchestra e gran parte dei brani, ci allieta con un breve solo in fa diesis maggiore di pianoforte destinato ad essere però soppiantato dal riff della prima track del disco: “Decadence Dance”; brano con un ritornello tipico dello stile Glam con doppie voci in falsetto che ripetono questo imperativo categorico “Dance… Dance”. Segue “Li’l Jack Horn” parecchio ritmica dove cominciano a fare le prime comparse le note di Nuno Bettencourt scritte per gli ottoni. Come avevo detto anche il rap è contemplato nella vasta gamma di generi che fanno di quest’album un capolavoro, è la volta di “When I’m President”. Nella playlist, dopo “Get The Fuck Out”, compare una pietra miliare degli anni ’80 che è l’acustica “More Than Words”, con un Nuno che, solo con la sua sei corde, riesce a scandire il tempo più di un’intera sezione ritmica. Niente altro da dire su questa stupenda canzone che sembra stonare con il resto invece ne esalta il contenuto.

Il disco continua con “Money (In God We Trust)” e “It (‘s A Monster)” per arrivare alla title track “Pornografitti” che si apre con un riff in continuo cambiamento preludio a un ritornello cattivo e travolgente. Fin qui tanto di cappello ma dopo la “swingata” e romantica “When I First Kissed You” e la tipica canzone di intermezzo quale “Suzie (Wants Her All Day What?)" con un solo dalle sonorità classiche, come intro a “He-Man Woman Hater" c’è una delle peggiori rivisitazioni in chiave “Elettrica” de “Il Volo del Calabrone” di Rimsky Korsakov: non basta fare solo trentaduesimi su una scala cromatica per dar l’idea del ronzio… . eh caro Nuno… stavolta non hai fatto centro, anzi.
Ma gli Extreme si fanno subito perdonare, eccome se lo fanno, con, secondo me, la canzone più bella del disco (“He-Man Woman Hater” appunto): eccola, con un riff geniale enfatizzato da quei “fischioni” della sua Washburn che piacciono tanto a Nuno e caratterizzata da un’altra chitarra d’eccellenza: Dweezil Zappa di cui suona i soli.
Particolare anche la presentazione da parte di un vocione che con un tono imperativo dichiara “No Women Allowed” (…capiamoci non hanno alcuna tendenza omosessuale, anzi… … l’interno della copertina del disco spiega tutto… preferiscono locali a luci rosse per soli uomini… … mmm simpatici).

Per concludere questo disco, un paio di belle canzoni di cui l’ultima ricorda molto sonorità country e funk. I “Funked up FairyTellers” (così si definiscono) hanno messo su un ottimo disco, ma purtroppo sarà il loro ultimo vero disco… in quanto, raccolte escluse, due solo le sporadiche pubblicazioni seguenti in 6 anni, e sinceramente neanche si riconoscono più. Insomma un’ennesima meteora di soli 6 anni: avranno concentrato tutte le loro possibilità e la loro fantasia in questo capolavoro e non avranno avuto più niente da dire oppure saranno stati oscurati dalla prepotenza e dalla rivoluzione dei Nirvana che in quello stesso anno pubblicarono Nevermind ????

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