Esiste una terra di mezzo dove sembra essersi confinato Fabrizio Moro, che lo isola dal successo che meriterebbe: i suoi testi non parlano solo d'amore, esprimendo concetti banali alla Marco Carta, e forse è proprio ciò che lo allontana dalle ragazzine; è però troppo commerciale e belloccio per i "raffinati" in cerca di validi cantautori, che non si accorgono di avere un ottimo compositore tra le mani, e lo vanno a ricercare da altre parti. E così Moro, superati abbondantemente i Trenta, con alle spalle una vittoria a Sanremo con la graffiante "Pensa", e 3 album alle spalle , stenta a raggiungere il successo che meriterebbe e che molti altri hanno, senza avere ne la sua vena artistica ne il suo talento.
Avevo apprezzato già diversi suoi brani precedenti, ma mai mi ero sognato di comprarmi un suo cd, eppure vuoi per il prezzo basso (10 euro senza sconto) vuoi per le sole 6 canzoni che compongono l'ep (meglio poche ma buone, che tante ma tutte uguali, vero Liga?) ho deciso di fare questo azzardo: la prima traccia, "Il peggio è passato"è un urlo liberatorio contro la società attuale, rea di non saper cacciare chi ci governa, ma anche un'esaltazione all'amore che riesce a superare tutto ciò che di sbagliato ci circonda:molto bella come apertura; "Sangue nelle vene" è una dolce ballata dedicata a chi comunque vive, tra mille problemi e difficoltà: alcuni passaggi sembrano interessare lo stesso artista. L'ep procede con la tracklist "Barabba", canzone di denuncia contro i "potenti" con più di un riferimento a mister B. : la canzone, forse, è una di quelle che mi sono piaciute meno, anche perché il testo, per quanto voglia essere pungente, risulta superficiale e pieno di preconcetti troppo "di sinistra".
"Il senso di ogni cosa", primo singolo estratto, di discreto successo, è una spontanea dichiarazione d'amore, che non vanta di particolare originalità, ma la sua semplicità nelle parole e nella melodia, ben arricchita dall'uso dei violini, la rendono più che godibile.
"Il momento giusto" è la canzone più potente e rock dell'album: si parla del futuro, delle difficoltà che si hanno nel decidere di cambiare di vita, nelle titubanze che ognuno di noi ha: riflessiva!
L'ep si chiude con "Melodia di giugno", una struggente poesia sull'amore perso.
Che dire...l'opera, pur essendo di breve durata, spazia su moltissimi fronti: nostalgia del passato, rabbia per un presente che molti ci stanno rovinando, e speranza in un futuro migliore, il tutto collegato da un pizzico d'amore mai sdolcinato o melenso.
Non so se farà successo (cosa che alla fine si merita, ma non è essenziale), se scalzerà Ligabue dalla testa della mia personale classifica, so solo che queste 6 semplici canzoni è da giugno che le ascolto ininterrottamente, e ogni volta sembrano trasmettermi qualcosa di diverso.
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