E chi l'avrebbe mai detto? Prendete "The Real Thing": fantasioso, surreale, grintoso, capace di raccogliere singoli-killer come "Epic" e ballate spettacolari come "Falling To Pieces". Le caratteristiche per fare di quell'album un assoluto capolavoro c'erano tutti, e infatti è proprio questo che divenne, un monumento dell'allora nascente movimento crossover, che si proponeva di fondere rap, metal, funk ed elettronica. In pochi furono capaci di riuscirci, e tra questi non vanno dimenticati i Faith No More.
Dopo la svolta avvenuta con l'album precedente e l'ingresso nella formazione del pirotecnico Mike Patton (cantante dei Mr. Bungle), i Faith No More rinunciano ad offrire un bis di quanto detto fino a quel punto e puntano invece su un completo cambiamento di atmosfere e toni. Una nuova svolta, dunque, questa volta verso territori che precorrono il rap-metal degli anni '90, senza però restare fossilizzati in questa categoria: se il bellissimo singolo "Midlife Crisis" (con un ritornello da brividi) utilizza una ritmica tipicamente funk e la riveste di atmosfere espressioniste grazie alla duttilità delle tastiere e al canto in growl di Mike Patton, psicodrammi altisonanti come "Caffeine" sfruttano tutta una serie di spunti provenienti da generi diversi: tastiere sinfoniche, chitarre thrash, vocalizzi melodici alternati a spasmi quasi grind, stralci di recitazione da teatro dell'orrore. Diversi brani affondano gli artigli in quest'ardita fusione di generi e tecniche, come la penultima "Jizzlobber", apice drammatico dell'album, che dopo un'orgia sfibrante di urla, riff minacciosi e melodie thriller si spegne in un requiem organistico. I brani che puntano forse ad un crossover più lineare sono "Everything's Ruined", che si apre con un'inquietante melodia di pianoforte e prosegue con un andamento funky in strofe cariche di tensione, dove si mettono in mostra i riff abrasivi della chitarra che aprono la strada ad un ritornello corale carico di angoscia, e "A Small Victory", più rilassata e melodica, nella quale sono le tastiere e i campionamenti a farla da padrone. La band non dimentica tuttavia la parte più giullaresca e "zappiana" di sè, confenzionando un country-blues deviato come "RV" nel quale Patton prende in giro i "vocioni" della musica del diavolo (Tom Waits, per esempio), "Crack Hitler", spastico funk-rock a ritmo frenetico spezzato talvolta da marcette militari stile nazi, e la non meno bizzarra e lunatica "Be Aggressive", cucita sulla falsariga di "Crack Hitler" con in più un coro demenziale di cheerleader nel ritornello.
Dopo aver ascoltato un album del genere si può forse restare completamente sfiniti. Ma non dalla stanchezza, piuttosto dalla varietà dei generi e degli stili proposti, un intricato ed affascinante puzzle fatto di tessere provenienti da mosaici diversi, qualcosa che solo la fantasia del gruppo ed in particolare la superba capacità di direzione di Patton poteva creare. "Angel Dust" è un capolavoro di tensione drammatica, una specie di allucinata commedia nel quale l'uomo è spietatamente solo davanti al proprio destino, perso nei meandri di una "midlife crisis" che lo attanaglia con dubbi e incertezze. In questo senso, l'album è paragonabile ad un'opera teatrale o ad un film, con una vera sceneggiatura e dei veri protagonisti. I Faith No More produrranno ancora un'opera degna di merito ("King For A Day... Fool For A Lifetime", del '95) e un album che ritengo discreto ("Album Of The Year", 1997) dopodichè si spegneranno. Possono essere contenti loro e soprattutto possiamo esserlo noi, tuttavia, del fatto che ci abbiano lasciato un'eredità come questa, due capolavori come "The Real Thing" e "Angel Dust", tra i quali sceglierei il secondo da considerare come punto massimo senza rinnegare le qualità del primo. E sì che mi mancano, eccome...
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Altre recensioni
Di Perez1
I Faith no More dimostrarono che non esistevano solo punk, glam e metal, ma si poteva fare qualcosa di diverso.
Caffeine è il mio preferito dei FNM, un pezzo completo che regge su forti ritmiche thrash, la migliore interpretazione del cantante ed oniriche atmosfere.
Di joe strummer
Angel Dust è un album avanti, molto avanti.
Una capacità davvero rara quella del gruppo di convertire sonorità ben riconoscibili in qualcosa di nuovo ed unico.
Di FabbioAW
«Mike Patton torna in territori mainstream con un estro vocale impareggiabile.»
«Angel Dust resta uno dei dischi più importanti e influenti di sempre, l’apogeo dei Faith No More.»