Fare Soldi sono paragonabili musicalmente al concetto stesso del loro nome per tanta gente: in tanti vorrebbero farlo, in pochi ci riescono. Italiani di Udine, sono a mio parere gustosissimi da ascoltare. Formati da Luca Carnifull (Carnifull Trio) e da Santana Pasta (Amari), sono una sorta di estremisti dell'originalità. Musica elettronica che suona parecchio bene, ma che si leva quell'aria di serietà e si infila una magliettina di demenza ed un giubbotto di jeans con le spalline imbottite.

La prima volta che li sentii assolutamente mai avrei pensato che fossero italiani, men che meno che fossero odierni. Le canzoni suonano con un gusto un po' retrò rimembrando gli anni 80 (non a caso la cover di "Survivor" di Mike Francis) ma con dosi ponderate saggiamente di loop e riff funky incalzanti: il funky è in effetti il comune denominatore dell'album intero, ma non in maniera estrema, bensì ottimamente miscelato con sonorità elettroniche del nuovo millennio in aggiunta a sfumature estremamente eighties. Le canzoni che compongono l'album sono 16, e fin dai loro titoli si capisce cosa si stia per ascoltare. Si parte con "Sappiamo dove abiti", title-track che vi porrà immediatamente sulla giusta frequenza d'onda per l'ascolto del disco. Senza fiato si passa subito a "Dolo Boys", a mio avviso un capolavoro di genialità per la struttura, i cambi di tempo, sottili ma ben marcati, e per il testo (inesistente!). La terza traccia, "Survivor", è appunto la cover de il fu Mike Francis e si prende la briga di sdoganare una canzone oramai suonata solo alle serate di over 40 assieme ai Righeira ed a Den Harrow, e di portarla ad essere una potenziale hit per le odierne sale da ballo. La visione "faresoldesca" di "Survivor" non la stravolge, ma semplicemente la adatta al nuovo millennio. Succede un piccolo intermezzo di pochi secondi, "Tribunale Midi", che in effetti esprime il pensiero di quanti stanno ascoltando il disco, e fa da intro a "Puff Dandy", canzone che da il via ai titoli "alla Skiantos", con giochi di parole e assonanze. La canzone è semplicemente splendida, la traccia vocale è presa in prestito dagli "Ah, Wildness!", un gruppo rock sempre della Riotmaker, precisamente dalla canzone "Puff Off": a me è piaciuta più la versione "Puff Dandy".

"Il vecchio e il mullett", dal titolo che ricorda un po' Hemingway, è un'altra cannonata. Era da moltissimo tempo che non ascoltavo un album con le prime 6/7 canzoni tutte spettacolari! Poi attacca "Pagagheddon", dal sound più suburbano, con un inciso nel ritornello da capogiro ("Great ideas don't pay bills, but money do!") e subito dopo "(Take Me To) Zingales". Poi si seguono "Message in Abbado", dal titolo che fa molto "Police - Message in A Bottle" e dal suo seguito "Acid in Abbado". Di nuovo un intermezzo con "Fare soldi va a Milano" e poi "The Radler Song" con uno stupendo sassofono e dal ritmo incalzante, poi "Il lato B del mondo", che non mi dice niente, la sento un po' moscietta. Mosciaggine che viene subito rimpiazzata da una bella "Palazzo dei Cigni", a cui segue "I Wanna Feel Collins" uno dei titoli più dementi e geniali degli ultimi 20 anni. Chiude l'album "Fessi Vivono" che ricorda uno dei migliori EeLST degli inizi, una sorta di "Rum Casusu" rimessa a nuovo.

Finisce così un ottimo disco, un egregio prodotto italiano per l'italiano, ma non medio. Solo palati fini possono capire le intenzioni di Fare Soldi e non possono fare altro che elogiarli: che non è come scrivere che devono piacere a chi si intende di musica, anzi tutt'altro. Chi si intende di musica può giustamente esprimere il suo apprezzamento / disprezzo. Ma non potrà assolutamente dire che il disco è qualcosa di già sentito, che puzza di stantìo, che non funziona. Non si può non dire che questo disco guarda il futuro prendendo spunto dal passato. "Non importa che tu sia leone o gazzella, comincia a Fare Soldi". Punteggio pieno.

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