Scenario di un venerdì sera di inizio primavera sotto l’ombra dell’Etna: concerto del solito Liga nazional-popolare ad Acireale, concerto Telethon con cover band di celebri nomi del passato in piazza Università, Fast Animals and Slow Kids all’interno nella cornice dei Mercati Generali. Il libero arbitrio e uno strappo fino al locale fuori mano per quelle che sono le mie possibilità, mi portano alla corte dei quattro grifoni.


Quella dei perugini era una discesa attesa da ben tre anni, da tanto mancano dalla città dell’elefante, come loro stessi faranno notare. Discesa in terra sicula bagnata anche dalle tappe di Messina e Palermo.


Ad aprire le danze, con la saletta principale ancora non riempita a dovere sono i vivaci Ultravixen a un gruppo locale, a me sconosciuto, dedito ad un interessante alternative rock 90 in bilico tra primi Marlene Kuntz e la teatralità del Teatro Degli Orrori, non so perché ma il cantato mi ha ricordato quello di Pierpaolo Capovilla.

Momenti divertente, quando il frontman si avvicina alla prima fila con la chitarra creando un siparietto con le prime file.


Si è fatta già l’una quando sul palco in ritardo sulla tabella di marcia salgono sul palco i Fast Animals. Si assiste ad una performance fisica senza interruzioni e uscite e ritorni sul palco che diciamocelo hanno rotto da un pezzo.


Danno equamente spazio ovviamente ad “Alaska” ultimo loro parto, senza dimenticare “Hybris” il loro disco che più preferisco e regalando una chicca rispolverata dal primo disco e tirata a lucido come “Copernico”.


Quello che colpisce dei quattro ragazzi in special modo del frontman Aimone Romizi è la disinvoltura con cui sta sul palco e la facilità di interazione col pubblico, risultando simpaticissimo, non prendendosi mai veramente sul serio. E’ lui il vero trascinatore, riuscendo per altro per bene con le sue parole e con i fatti a fomentare la folla che lo segue a ruota sotto il palco. Epico, in tal senso lo stage diving sulla folla.


Un flusso continuo e ininterrotto di note dunque, composto da canzoni che in sede live si dimostrano ancor più incendiarie e allo stesso tempo epiche sul disco. Momenti topici sono l’esecuzione anticipata da un urlo di “Troia”, l’epica e deragliante “Treno”, l’evergreen “A cosa ci serve” nonché le fracassone “Il mare davanti”, “Coperta” e “Come reagire al presente” che rappresentano le miglior pedine possibili di “Alaska”.


Finito il concerto dopo essermi impossessato di uno dei plettri, lo stesso Aimone si dimostra disponibile per gli autografi e le foto di rito, avendo pure tempo di dar vita ad un simpatico siparietto abbracciandomi e concedermi un secondo tentativo per la foto.


L’imperativo categorico è che non debbano passare altri tre anni per rivederli, ma il caloroso pubblico non numeroso ma presente e partecipe e la nostra tradizione culinaria ce li riporteranno di sicuro.






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