"Ho visto la fine del rock'n'roll l'altra notte al Piper, sgretolato tra i synt, assassinato dai computers, scorticato da Faust'o e gli altri.
Se in Italia c'è mai stato rock'n'roll questo è vissuto fino a ieri, oggi non c'è più"
Così cominciava una recensione nel lontano Giugno 1983 sul mitico Ciao 2001.
Ma quelli erano altri tempi, Fausto si copriva la faccia di cerone bianco e si nascondeva fra mille tastiere come se anche lui facesse parte degli Sparks, ora, cioè un anno fa, il concerto è più minimale senza arrivare agli estremi del '95 quando si presentava sul palco solo con la sua chitarra elettrica oppure accompagnato dal fido chitarrista Pierluigi Ferrari, ora sul palco del Morya Alter Bar c'è una vera band:
Andrea Viti già bassista coi Afterhours e i Karma,
Alessio Russo alla batteria
Franci Omi, (il grande Omi) alle tastiere,
e il solito Ferrari alla chitarra elettrica.
L'introduzione è secca "presento alcune canzoni del nuovo lavoro più dei brani dal passato, ma non troppo lontano".
Bisogna tener presente che sono 8 anni che non esce nulla di nuovo e tanti dei fans assiepati nello scantinato angusto, in cui si tiene il concerto, sono qui attratti più dal nome Faust'O che Fausto Rossi
Comunque così è, mi sistemo per terra con le gambe incrociate osservo i partecipanti saremmo in un centinaio, anche troppi per lo spazio che ci è concesso.
Two tri, four la batteria scandisce il ritmo e comincia una sequenza di brani rock rigorosamente in Inglese che dovevano far parte di un lavoro che non è mai uscito e, dubito fortemente che mai uscirà.
Il sound è fortemente rock e senza fronzoli, pochissimi spazi a tecnicismi stilistici a scapito della voce che si inerpica in liriche inaspettate, ora calda e potente ora lieve come se fosse una piuma sul nostro cuore; mai un cedimento o una stonatura, la ritmica assecondo sempre la voce del nostro mentre Omi alla tastiera non è mai invasivo, come anche la chitarra sempre presente ma mai veramente protagonista
Lo show scivola via veloce e interessante i brani nuovi vengono ascoltati in religioso silenzio quasi a voler capire dove questa volta il signor Rossi vuole condurci prendendoci per mano e scuotendoci la coscienza.
I brani più famosi come Exit o Perché Il Mio Amore vengono sommessamente cantati anche dal pubblico ma senza mai coprire la voce del nostro idolo, poi Fausto ha uno scatto e dice rivolto a Pierluigi Ferrari "come si permette?" sembra sia successo qualcosa fra lui e il bassista per una frazione di secondo il concerto sembra che debba finire così ma poi, per fortuna il tutto riprende anche se gli sguardi fra i musicisti appaiono sconcertati, Fausto è visibilmente contrariato lo si capisce da come canta e da come tratta la chitarra e qui c'è la parte meno felice del concerto una filippica contro Vasco Rossi e il suo successo senza senso cercando di giocare sul titolo dell'ultimo successo del cantante di Zocca ma soprattutto l'incitamento a trasformarci tutti in bombaroli se avessero costruito la famigerata TAV in Val Susa.
Poi prende un foglio, incrocia le gambe, si siede a terra, assume la posizione del loto e mentre il basso attacca il famigerato giro blues lui fa la canzone, la legge, non ne cambia una virgola, la trascina oltre gli usuali lunghissimi 14 minuti, ci lascia annichiliti storditi in platea, la ragazza giovanissima vicino a me ciondola la testa a ritmo.
Ci sono uomini che. . . .
È come dire la verità su se stessi senza sentirsi perduti. "
Si alza, saluta e se ne va. . . . . . . . . . . . . . .
Rimaniamo così un po' basiti qualcuno chiede i bis rientra "va bè se proprio volete" e ripete il primo pezzo della serata in versione scarnificata, spegne il joint sorride e se ne va, il disco doveva uscire, dovevano essere tre uno in italiano e due in Inglese. . . . . . . . .
Questa recensione la dedico ad ESTER
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