1980… e il grigiore e certe inquietudini pervasero anche la musica, espressione di vita.
Chitarre distorte, soffuse, parole, una poesia decadente: "J’ accuse… Amore Mio. Ehy ehy ehy… Piccole Anime e i suoi molteplici volti noti accomunati dalla loro fine violenta, Sharon Tate, Marylin, Socrate, Silvia Plath, Gesù Cristo... ciò che voglio sono piccole anime”.
"Ma come non può essere violenta la morte, per te e per chi ti sta attorno? Che discorsi.... E quella frase che tanto mi rimbomba in testa: “ogni reazione vuole un dubbio e tu non ne hai, la tua vita non trema mai... ” ; sembra che Faust’ O diventi portavoce di una vera e propria generazione che vive costantemente in compagnia del dubbio, impossibile per i “grandi”.

E in effetti, ciò che si sente dire sugli anni ’80 non è molto lontano dalle parole dell’artista friulano, per esempio nella successiva “Retroattività”: “non ho un traguardo/ solo un’ idea/ strano equilibrio/ N.A.T.O. Warzawa Pact.... ” , “nervi tesi/ stanze vuote/ io dormo e non riposo mai... ” , “ ...io mangio e non ingrasso mai”. Poi la follia di “Disaster”: “la vita é un gusto nervoso e non importa chi sei... ” , “...Pere Ubu o Margaret Thatcher that’ s the fact! You know that’ s the fact!”, troppo schizofrenica per avere un commento, basta ascoltarla e scatenarsi se è possibile.

Poi l’eterea “Hotel Plaza” con delicate parole come: “i giorni spesi lentamente, i passi incerti nelle stanze, il cuore è un dubbio intermittente, così dolce per noi dentro questi specchi”; e certe atmosfere di rottura, cupe e urlanti che ti restano dentro: “la tua tranquillità la forza che non hai, vorrei strapparti un grido e portarti via, la tua immobilità la rabbia che non hai, schiacciata in questi specchi è una follia, metafilm” ; o ancora frasi di gusto decadente: “hotel plaza, amo i tuoi fiori come nevrastenie, hotel plaza le mani fredde e oblique nelle mie...”. Grande.

Dopo il funky di “Michael Michael” (you’ re bloody drunk) le atmosfere algide di “Buon Anno” ci addentrano in una delle poesie più toccanti ed intense di Faust’O: “la guerra è sull’ altra radio é lì da tanti anni ormai, gente che aspetta ai vetri e i giorni non passano mai/ cerchi sempre più freddi nel panico d’ inverno, crescono i vuoti di voce ed io ho già ferito in amore… ” “le porte e i nervi aperti e una voce che dice addio, mi siedo per un momento buon anno amore mio” , “non è colpa mia non è colpa mia, lo schianto della vita è come un lampo sullo schermo, non è colpa mia non è colpa mia, non vedi come tutto arriva sempre troppo tardi per noi... ” e continuerei all’infinito.

L’incalzante “ Capricorn” avrebbe meritato un arrangiamento migliore, comunque non è da scartare e si muove su temi di incomprensione, incompatibilità fra il protagonista e la sua lei: “vorrei darti la vita e questa mia malinconia, amarti e non bruciare tutto quello che mi dai, il tempo è la mia sconfitta e tu non capirai, un pianeta lontano che non capirai mai” . In chiusura tracce di vita, follia e rassegnazione e chissà un pizzico di speranza. “Non Mi Pettino Mai” che cosa è? Uno stile di vita, i problemi con la casa discografica che pretendeva un certo tipo di Faust’ O, un inno per molti da cantare a squarciagola magari in macchina, a tutto volume, in fila o in corsa guardando negli occhi i truzzi della musica dance o di certe amenità musicali che sarebbe meglio non definire.

Ancora follia, “Non Vendere I Nostri Sogni”, obliqua, bislacca, storta, unica. Faust’ O dà il meglio per quanto riguarda espressione e schizofrenie varie: “Phnom-Phen incidente!! Senso di colpa complicità, traccia obliqua attenti!! Limiti estremi necessità”. Allucinato.
Un ritorno alla normalità con “Forse Anche Noi... ” , una sorta di testamento, uno sguardo consapevole ed estremo della realtà, è il massimo esempio di spleen esistenziale mai raggiunto. Fino adesso! Alienazione, ambiguità, debolezza di fondo, una città che non soddisfa e che vorresti veder cadere, l’amore, pur sempre un onore, l’amore come un vetro che taglia il cuore, gente sempre vinta, gente in un mondo moderno, la speranza che la città cada per sempre finalmente inondata da un fiume "che avanza s’ingrossa e travolge ogni cosa e vince per noi” .

La gente come Faust’O. “J’ accuse... Amore Mio” è un disco assolutamente estremo nei testi e imprescindibile per tutti gli amanti della New Wave più malata e poetica.
L’ultimo atto della primissima fase della sua carriera fatta di strafottente ironia punk e ultimo sigillo della trilogia pubblicata dalla CGD, dopo “Suicidio” e “Poco Zucchero”. Leggendaria, inoltre, la copertina con l’artista in posa. Uno che non si pettinava mai e non si pettina ancora oggi.

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