POP-HOOLISTA Fedez è probabilmente il rapper italiano più noto in questo momento. E poco importa se quello che fa non è rap. La sua faccia la si trova ovunque: dalle copertine di Rolling Stones, ad X factor, dai giornali che lo celebrano, a quelli che danno largo spazio alla polemica che lo ha visto coinvolto con alcuni parlamentari del Pd. La sua colpa, quella di aver scritto l’inno al M5s. Insomma, tra un primo posto in classifica, e una comparsata in tv, il giovane Federico Leonardo Lucia, a soli 25 anni e con un paio di dischi all’attivo, sembra aver ben in saldo il cuore (e i portafogli) delle giovani ragazzine italiche, pronte a invadergli la bacheca di facebook a suon di cuoricini e il conto corrente a colpi di acquisti su Itunes. L’esplosione del rapper milanese è avvenuta un paio di anni fa, con la pubblicazione dell’interessante “Sig. Brainwash L’arte di accontentare”, che gli fece fruttare tre dischi di platino e una collaborazione con la Giannini, che ultimamente sembra disposta a darla un po’ tutti (la voce s’intende, per fortuna). Quest’anno l’obiettivo è confermarsi; ci prova pubblicando Pop-hoolista, titolo tanto brutto quanto azzeccato. Infatti è proprio il populismo il tema ricorrentissimo di questo enorme album (20 canzoni son troppe persino per i Beatles, figuriamoci per Fedez): i leitmotiv è il classico “noi contro loro”, il palazzo che si oppone alla piazza, la casta che ruba, le poltrone che non si scollano dai culi, vilipendi più o meno velati al Presidente della Repubblica,preti che girano in limousine e invettive contro i poliziotti . Roba trita e ritrita. Ovviamente non c’è un minimo di analisi politica, nessuna voglia di approfondire: si racconta di una sorta di paese allo sfascio “per colpa loro”, senza ammissione all’autocritica nei confronti del popolo italico, a mio vedere vero artefice del disastro nostrano. L’apice del populismo lo si raggiunge con la collaborazione con Jax(“Viva l’IVA”), in cui ne esce fuori una sorta di inno a non pagare l’Iva. Un disco marcatamente politico, dunque, con due-tre riferimenti nemmeno troppo velati a Grillo, e alla simpatia c’egli nutre per lui (sulla polemica s’è già versato troppo inchiostro). Qua e là, è disseminata qualche traccia più romantica, probabilmente su “consiglio” della casa discografica: vi avviso in anticipo, “Magnifico” con Francesca Michielin sarà un tormentone, roba da superare le 30 milioni di views su youtube. In generale, i numerosissimi ospiti presenti nel disco hanno l’obiettivo di piacere al più vasto numero di pubblico. E allora via Gemitaz e Madman, Guè e tutti gli altri; spazio a Noemi (“L’amore non è eternit”), Elisa (“pop-hoolista”), Malika Ayane (“Sirene”), e i già citati Michielin e JAx. Non manca la classica critica al mondo della tv spazzatura (“Non c’è due senza trash”), e un’interessante quanto inutile contaminazione con i salentini Boom da Bash e il loro sound latino(M.I.A) Tuttavia, se i contenuti non sono parsi così originali, bisogna ammettere che il ragazzo ha parecchia stoffa nell’incastrare rime, giochi di parole, vastità di linguaggio: insomma, ha un ottimo flow. Cosa non da poco per uno che si professa rapper, pur senza esserlo. Ci sono una marea di rapper che non piazzano una rima originale manco per sbaglio. Lui no; in questo è particolarmente creativo. Bisogna dargliene atto, alcuni pezzi sono veramente apprezzabili: i doppi sensi, la chiusura delle rime, un miscuglio di parole appiccicate e sparate sopra le basi con notevole talento. Andate ad ascoltarvi “La bella addormentata nel Bronx” , “Voglio averti Account”, “Love Cost”, o “Cardinal Chic”. Non ve ne pentirete; una risata e un plauso ve lo strapperanno senz’altro. Ci sarebbero poi le basi, commerciali all’inverosimile, e la ricerca del ritornello accattivante e melodico: a volte gli riesce, altre meno. Ma si è già detto, questo non è rap. Tuttavia , per dirla alla sua maniera, “Sai che c’è?Puoi fare brutto quanto vuoi roccia, ma io canto ai concerti e tu sotto la doccia”

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