Essere un ex-dj, sostituire il mixer con una chitarra acustica, incidere dischi (e che dischi!) per sola voce e chitarra con una casa discografica "elettronica" come la Ninja Tune e infine farsi chiamare "scorfano"....e poi mi vengono a dire che i miracoli non esistono?
Tutto questo è Fink, un bardo dell'anima moderna con all'attivo quattro dischi, uno più bello dell' altro, completamente snobbati da pubblico e critica... Ma meglio così, vista la tendenza della musica moderna che sembra porre il successo come inversamente proporzionale alla reale qualità della musica.
In un luogo immaginario, dove il Demien Rice di "O" incontra i Portishead, li potrete trovare Fink.
In questo "Perfect Darkness" la componente acustica prevale grazie al modo di suonare del nostro che, non usando il plettro, da un taglio "spagnoleggiante" a composizioni che si distendono su tenui trame elettroniche di stampo Trip-hop di Bristoliana memoria.
C'è una certa sincerità in Fink: disco emotivamente intenso, schietto nei testi (Honesty) e adatto per andare incontro all' autunno.
Bello riscoprire che anche oggi la musica non ha bisogno di false apparenze da milioni di dollari.
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