"Espose Yourself To Lower Education" è una collezione privata che schizza ritagli di tristezza in bassa fedeltà e sottili tormenti esistenzialisti che impediscono il sonno.
Il delicato affresco di copertina, curato dallo stesso Finn, stende i fragili respiri contenenti nel dischetto.

La musica di Finn galleggia in acque profonde. Le stesse che frequentano, ormai da parecchio, gli Arab Strap soprattutto, ma anche i Flaming Lips e i Low.
Si tratta, perciò, di musica avvolgente, dolce e sfrontatamente malinconica che, tra gli altri, farà impazzire chi da anni segue le delicatezze infossate degli Sparklehorse.

L'armamentario pure è lo stesso dei citati "veterani dello slow-core": chitarre prettamente acustiche si armonizzano a mansueti palpiti di drum-machine, mentre inesauribili sfondi di mellotron (inconfutabile protagonista del singolare brano che apre e insieme chiude le danze) dialogano calorosamente con synth analogici d'annata.
Le tenerezze vocali di Patrick Zimmer (AKA Finn, sempre lui!) cullano e placano le inquietudini del mondo per un istante. Poi tutto inesorabilmente torna come prima, come se niente fosse avvenuto.
E alla superficie tutto, è risaputo, (si) modifica.

Questi brani sono incanti post-moderni, a dover a tutti i costi definirli. Dannatamente demodé in questo periodo quanto appartenente di tutto diritto ad un certo fenomeno per cui nel mondo della musica (ma non solo) un prodotto dal nulla si avvicini con prepotenza allo spietato show-business (solo con le proprie forze) e divenga per qualcuno un piccolo caso.

A dover di cronaca, l'autore di questo album è un giovane tedesco e semmai è questo che stupisce. La Germania, patria soprattutto di elettronica pregiata, sfonda le interminabili catalogazioni sul proprio conto create dei reporter di mezzo mondo e, inevitabilmente si approssima ad essere una delle sorprese meno transitorie degli ultimi tempi.
Finn con questo disco ne è aderente in modo fatale e accidentale. Il suo lavoro è ben fatto, nulla particolare innovazione né tanto meno un ennesimo revival. Nulla di assolutamente imprescindibile ma non per questo evitabile.

Si è parlato molto, negli ultimi mesi, del ritorno del rock'n'roll. Ebbene Finn non fa rock'n'roll (almeno non nel modo in cui lo si delimita ultimamente) e la distribuzione del suo creato è peraltro inadeguata. Mi chiedo ancora come mai. E mi arrendo quasi istantaneamente.
Mi basta pensare che un tizio che voglia presentare la sua musica, a costo di enormi sacrifici, lo possa ancora fare, se vuole. Questo mi rincuora e sapete cosa vi dico? Io me lo ascolto alla faccia di chi è rimasto ingabbiato nella morsa dei finti rocker (niente di male in questo, contenti loro) che si spacciano per autentici (...già qua avrei più da polemizzare...) e credibili sovvertitori del nuovo millennio.

Elenco e tracce

01   You Will Be Replaced... (01:36)

02   Like a Radio Antenna (04:16)

03   No Slow-Motion Hype (03:25)

04   Sight- And Night-Seeing Information (06:01)

05   Moon Rocks (03:27)

06   We Define the Superlative (04:37)

07   The Future of American Education (06:29)

08   To Keep Us Busy for Years (01:08)

09   A Hotel, for Example (03:16)

10   ... So Book Your Flight by Telephone (10:48)

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