Ammetterò che, molto banalmente, ho partecipato a questo festival per i Verdena.... Ma alla fine mi sono invaghita follemente di Pino Scotto e dei Fire Trails, stupendomi anche della carineria e dell'affezione dei metallari... anche loro hanno un'anima insomma, ben nascosta sotto il giubbino di pelle.
Il festival, intitolato "Southern Rock", ha avuto luogo appunto a Catanzaro Lido, in un posto orrendo chiamato "Arena Magna Grecia", che tutto pare tranne che un'arena... diciamo che l'anno scorso, al concerto di De Gregori, non avevo potuto notare lo squallore, essendo la folla traboccante. Ma il 6 agosto, per i Malfunk, Fire Trails e, dulcis in fundo Verdena, c'era una esigua rappresentanza di 14enni, tutti in parte travestiti da metallari o punk, e poi trentenni-quarantenni di ascendenza metal, truccatissimi.... Lo sconforto: i bambini, nell'attesa cominciano a giocare con birra e sigarette, mentre i Fire Trails fanno il sound check. Pino Scotto, ipse dixit, è un leone ferito da ‘questa società di merda'. .e alla mala parola, il furore della ‘piccola' folla... Dopo un po' di ululati ecco che provano i Malfunk, con quel Marco Cocci che da par suo, ha capito la situazione e sembra prendere un po' tutti in giro.... Anche lui accenna qualche brutta parola per il gaudio dei quartini e dopo esce.
A dare inizio al festival, un gruppo emergente di Catanzaro, gli Arhida. Uno di quei gruppi, diciamo rock, che ti chiedi come mai abbiano deciso di dedicarsi alla musica nella vita. Durante l'esibizione, hanno uno scambio di battute con i quartini del luogo, catanzaresi, che pare conoscano... Seguono i Malfunk. Marco Cocci è uno strafottente ma bravo, talentuoso, ma poco ricercato. Esordisce con la splendida frase: "In attesa della performance dei Verdena, sorbitevi pure noi..."... intelligentibus pauca.
Segue il mitico ed inimitabile Pino Scotto, con i Fire Trails. Pino, my one and only, si lancia in uno show incredibile. In quell'ora di musica ho recepito molte cose. Soprattutto, ho notato il contrasto tra un personaggio come lui, da quarant'anni fedele al rock ‘n roll, e i ragazzini di sotto, che probabilmente tra pochissimo, abbandoneranno questa cultura per ricadere nell'ipocrisia del quotidiano. Non dico che il rock ‘n roll sia la scelta di vita più onorevole. Non porta a nulla. Non ha consistenza. Credo sia un sogno. Ma io di anni ne ho 21, e mi rendo conto che quei ragazzini lì questo non lo possono capire. Per loro è solo vita vera, concreta, fatta di simbologie tanto fatue quanto superate, di sigarette e qualche parolaccia che fa tanto figo. Pino Scotto ci parla di musica, di mafia, del non-futuro del metal in Italia, della degenerazione del costume, con un palese attacco a Flavio Briatore, ospite, nella splendida Soverato, della famiglia della signorina Gregoraci, ‘quella brava ragazza'... Forse vuole aprire un ‘Billionaire' in Calabria, dice. E la folla strepita di fischi. Tra i brani, una cover dei Vanadium... un gruppo con cui, egli stesso dice, negli anni '80, ha vissuto un sogno. Conclude annunciandoci i Verdena, "Un grande gruppo. Un gruppo di ragazzini, che sono cresciuti...". E invitando il pubblico calabrese, secolare vittima della mafia, a ribellarsi contro la situazione, a tentare di cambiare le cose, se ne esce in trionfo e, clemente, si ferma a parlare con i suoi fedelissimi dietro il palco, a fare foto e firmare autografi. Sono circa le 23. I tecnici preparano la complicatissima strumentazione dei Verdena.
Un quarto d'ora di agonia e scenario da TRL, dato che iniziavano a gridare: Verdena! Verdena!... Luca! Alberto! Roberta!... Ci mancava solo il buon baby sitter Cattelan. Finalmente arrivano. Un'esibizione stupenda, impeccabile. Il mixer era un po' malandato, ma io non l'ho recepito. Una valanga di canzoni, senza interruzione, un intermezzo strumentale di Luca e qualche incomprensibile frase di Alberto di cui ho capito solo "Ratzinger è satana"... ennesima banalità per infiammare la folla. Ma questo Alberto lo sa bene. Tra le altre canzoni, anche "Il Gulliver", 12 minuti di capolavoro... anche questa perfetta. Gli inediti "Non è" e "Stenuo", e poi i classici: "Ovunque", "Ultranoia", stracantata da coprire totalmente la voce di Alberto. Poi ancora, canzoni dal nuovo album, "Requiem": "Angie", "Il caos strisciante", "Don Calisto" per finire, d'improvviso, con "Was?", pezzo semi-strumentale e fastidioso... sembrano quasi divertirsi con le distorsioni... ma il pezzo finisce. Roberta ringrazia, e saluta. I Verdena escono. E non tornano.
I bambini pensano al sodo. Vogliono i cimeli. Il foglio con la scaletta del concerto, una maglietta, magari anche il mozzicone di sigaretta buttato dal Alberto. Reliquie simbolo di vita vera, concreta...e che fa tantooo figo... Ma i bambini crescono, e anche le reliquie svaniscono, corrotte dal corso del tempo.
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