Ero ad un concerto, di chi non saprei. La band che si sarebbe dovuta esibire si faceva attendere e il tecnico del suono mise su un po' di musica. Ricorrenti venivano delle sonorità alla Yes anche se la voce non era quella, peraltro inconfondibile, di Jon Anderson. Supero la mia dannata timidezza e vado a chiedere di che si tratta e vengo edotto su questo nuovo gruppo di nome Flash. La ricerca dell'album non fu facile ma alla fine riuscii nell'impresa e fui anche premiato dalla immagine di copertina che riprendeva in primissimo piano una sbarazzina gonnella a fiori in movimento che mostrava un altrettanto sbarazzino slip con un intricato disegno di foglie e bordato di pizzo con, ovviamente, il necessario contenuto. Dicono i maligni che molti album furono venduti solo per l'immagine di copertina. Comunque questa splendida copertina, bellissima al di là del soggetto siamo seri, è accreditata allo studio Hipgognosis, con la collaborazione per la “colorazione” di Maurice Tate e per le foto di chitarre e mucche di Barry Wentzell.

L'accostamento al suono degli Yes non è pretestuoso perchè l'organico conta ben due ex-yes: Peter Banks sostituito da Steve Howe e Tony Kaye sostituito da Rick Wakeman. I due hanno certamente portato un po' del sound della band abbandonata e queste sonorità sono riscontrabili maggiormente nel brano di avvio “Small Beginnings” che suona molto alla maniera di “Yours Is No Disgrace” che è il primo brano di “The Yes Album”. L’avvio di questo brano è di quelli al fulmicotone. C'è ritmo, grinta, una splendida amalgama tra gli strumentisti. Per giunta dura più di nove minuti: una vera e propria mini suite. Una cosa del genere la ritroveremo più avanti nel disco ma in tono minore con “Children Of The Universe” e poi, risalendo la china qualitativa con “Dreams Of Heaven” dove si percepisce che la band è a proprio agio sia a livello compositivo che nella esecuzione vera e propria.

Un paio di altre cosette sembrano occorse come riempitivo per lo spazio rimanente… Qualcuno vorrebbe definitivamente archiviare questo album come un tentativo di imitazione degli Yes anche se da parte di strumentisti molto validi; ma questo non è accettabile. Lasciando da parte per un momento Tony Kaye che partecipa al progetto Flash da esterno, Peter Banks, che è la vera anima di questo gruppo, ha suonato con gli Yes e ne ha condiviso il sound. Tecnicamente non è distante da Steve Howe. Se Flash non ha funzionato è per motivi diversi. Tante band, o solisti, meno validi hanno avuto maggior successo. Per far funzionare le cose occorre che tanti tasselli vadano al posto giusto al momento giusto.

Qui, nel caso dei Flash, qualcosa non ha funzionato come avrebbe potuto.

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