"Sapete, io penso che le droghe abbiano fatto del bene per noi. Lo penso veramente. E, se non credete che le droghe abbiano fatto delle cose buone per noi, fatemi un favore: andate a casa, prendete tutti i vostri CD e bruciateli. Perché sapete cosa? I musicisti che hanno fatto tutta quella grande musica e che hanno cambiato le vostre vite, beh... si facevano di brutto, cazzo!"
Diceva bene Hicks. Che si riferisse anche ai Flipper? Forse no, ma l'aforisma è tranquillamente valevole anche per loro.
Quattro disgraziati (privi di grazia) che prendono in parte le redini di ciò ch'era stato inventato dai Velvet Underground e in parte l'aspetto (sonoro) selvaggio degli Stooges, stravolgendo il tutto in favore di una miscela sperimentalmente rumorista e decadentemente hardcore che somatizzasse e, al tempo stesso, enfatizzasse il loro disagio, il mal di vivere.
Violenti. Disturbati. Allucinati. Claustrofobici. Rumorosi.
In "Album - Generic" (1982), disco d'esordio dei quattro califoniani, gridavano con disarmante naturalezza il loro malessere, dettando le regole del noise rock "moderno" dal quale avrebbero attinto dai Sonic Youth ai Nirvana, ma non solo. Non solo, perché l'influenza di questo disco seminale è riscontrabile, dagl'anni ottanta in poi, in diverse occasioni della produzione rock in senso lato.
E a due anni da "Album", prima della morte di Will Shatter (voce e basso), tornano con questo "Gone Fishin'", che di per sé non aggiunge nulla che non sia già stato detto nel disco d'esordio, ma che merita d'essere per lo meno per aver proseguito, seppur in maniera meno incisiva, sulla scia distruttiva di un disco epocale.
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