Dopo l'esordio col botto di "Vita in un pacifico nuovo mondo" (1994) i Fluxus, guidati dal carismatico chitarrista/cantante Franz Goria, tornano nel 1996 con questo terrificante seguito "Non esistere", che vede, tra l'altro, la collaborazione di due frammenti degli storici Negazione: Tax Farano e Marco Mathieu.

Il risultato è un mix noise rock/hardcore, vero e proprio "pugno in faccia", (tipo copertina di "Vulgar Display of Power"), al sistema, alla grande città che tutto ingoia nel suo grigiore, disagio metropolitano all'ennesima potenza, rabbia, molta rabbia, sputata e urlata in faccia con una voce talmente tagliente da far sanguinare chi ha la fortuna di ascoltare. Testi corti, ispirati, intelligenti, crudi e serviti grondanti sangue, pensati per farti dire "Sveglia ragazzo! Destati dal tuo torpore, la vita non è quella che vedi, la vita ti prende, ti mastica e ti sputa, apri gli occhi, non galleggiare nel limbo, pensa contro, corri avanti!".

Sempre ai margini della scena, relegati in una nicchia, un po' troppo scomodi per l'Italia "perbene" della musica, improponibili per un programma radio "normale", i Fluxus se ne fottono e continuano a suonare, a sudare e sputare in faccia all'industria discografica, forti di un pubblico di affezionati che, per fortuna, ha continuato a credere nel loro messaggio in musica. "Veldt" apre l'album e subito si capisce che i ragazzi non scherzano affatto, riff granitico di chitarra, batteria e basso che spaccano, potenza assoluta, Franz che urla scandendo perfettamente le parole per fartele arrivare dritte al cervello, senza mezzi termini.

"Veldt, la vita scorre sempre uguale
Nel deserto di sabbia dell'orgoglio nazionale
Insetti di gomma, scherzi di carnevale
Malato nella fase terminale
Ultima scena nello splendido deserto
Che risplende cupo come una fogna a cielo aperto
Per modo di dire, con rispetto parlando
Della vita di cuoio che ci state preparando".

L'urlo straziante, splendido, tra una strofa e l'altra accompagna e condisce tutto degnamente. Ora, quando il pezzo è finito, resti un po' così, e ti chiedi "Sono italiani? Perché non li ho mai sentiti? Sono mostruosi cazzo!". La risposta la puoi ricercare nel fatto che viviamo nel paese più triste, musicalmente parlando, che l'Europa (e mi sono limitato..) abbia mai conosciuto.. Il tiro aumenta con "Immagine di un cane enorme", le chitarre sono serrate a mille, il giro a salire è splendido (mi ricorda un po' qualcosa dei Faith no More più duri) testo che più stringato e diretto non si può, Franz segue l'armonico della chitarra perfettamente, bello l'effetto megafono della voce accompagnata solo dal basso, che sale rabbiosa all'entrata della chitarra sulla frase "non ho bisogno di te!".

Menzione speciale per "Non esistere", la migliore sia per la parte musicale, grande la pensata dell'effetto che accompagna la voce più "calma", grande il riff e l'assolo centrale, (sembrano un pò "i Sex Pistols che suonano fottutamente bene"), che per il testo, uno dei più sentiti ed ispirati dell'album, poetico e tagliente al punto giusto. Pochi sono riusciti a buttar giù parole di tale intensità. Splendida.

"L'inutile illusione di esserci riuscito
Di potersi conservare, riprovare, ricordare
Perché il tempo non cancella
Se non viene cancellato
Per quello che sei adesso
Per quello che sei stato
Rimangono le case i cortili e i pensieri
Riflessi sui vetri, nel fumo che sale verso il sole
In un giorno che non vuole passare
In un tempo che non si vuole fermare"

Hardcore/punk a mille con "Sono fuori di qui", batteria e basso accompagnano l'urlo liberatorio di Franz

"Dove sono le cose che mi tengono caldo?
Dove sono i miei soldi, dove cazzo mi trovo?
Cosa cazzo volete?
Voglio tutto di tutto
Voglio tutto di tutto
Voglio uscire di qui!!!".

Dopo quest'esplosione di rabbia, ti arriva in faccia un monolite di Stonehenge qual è "851", che aumenta gradualmente fino a prenderti a sberle nel finale; quando poi ti svegli non capisci chi ti ha menato e ricordi solo "Nessun motivo! Nessun motivo!".
Non ti sei ancora ripreso e la batteria parte a manetta con "Luce acida", "quattro note" di chitarra (suonate magistralmente..) unite ad un giro aperto un po' Nirvaniano, se mi permettete il termine, fanno da cornice ad un bellissimo testo: illusione di uniformare la massa ad un volere comune, pretesa di manipolare anche i sogni a piacimento con silenzi e inganni, portano solo a non voler credere e vedere più niente..

Il basso apre alla grande "Noi galleggiamo nel vuoto", la chitarra lo segue fedelmente, non parlando poi della macchina che siede dietro alla batteria, alternando un giro claustrofobico ad uno più aperto che ricorda un po' i vecchi riff metal..

" Noi galleggiamo nel vuoto della storia
Assenza di coscienza delle cose vere, delle cose false
Degli abusi di potere, resta il nulla
Con cui passare il tempo..."

Bellissimo l'incipit di "Origine del caos", traccia che ricorda un po', per come è suonata e cantata i cari Marlene, ragazzi non me ne vogliate per il paragone, ma mi vengono in mente ad ogni ascolto.. Grandissimo pezzo comunque, anche per il lavoro sulle pelli e per il testo che cito integralmente:

"Solo una strada
Riflessi sul suo viso
Poche parole, poche frasi, poco tempo, poca aria
Poco cielo intorno
E in fondo, quelle voci di gente intorno
Indifferentemente mentre intorno
Non importa niente in fondo, mentre intorno
Ogni istante, in ogni momento
Ad ogni passo ogni istante
Ogni momento ad ogni passo
La luna diventa una lama che taglia
Diventa pietra, scaglia e cade dove ogni notte è fredda
Dove è ogni guerra, dove tutto si ferma
Dove non si può scappare, fuggire, ricominciare
Per ogni istante, ogni momento, per ogni passo
Che puoi cambiare
Ogni istante, in ogni momento
Ad ogni passo, ogni istante
Ogni momento ad ogni passo
Per questo cercare, per questo non cercare
Per questo vedere
Per questo non vedere e per questo scappare
Per questo ricominciare, per questo lottare
Per questo non lasciare".

Parole che sentiamo normalmente in tutti i classici che ci passa la radio no? Bene, a questo punto i Fluxus, avendoci preso a mazzate sulla nuca fino ad ora, ci piazzano il gancio definitivo al mento e uppercut al setto nasale con un pezzo violentissimo "Iconoclasta" che ci lascia esausti, sfiniti ma contenti, al tappeto.

"Distruggere l'immagine del mondo che ci costringono a costruire
Distruggere l'essere normale che devi essere per essere sociale
Il tempo sul vocabolario, insufficiente per ricordare
Il senso della vita vera, sapendo cosa devi fare

Uccidere le anime buone, non accettare il paese normale
Risveglia l'istinto blasfemo, modificando le immagini sacre
La trasparenza della verità diventa un'arma nelle tue mani
La bomba della realtà, la vita falsa che esploderà

Pensa contro, pensa contro
Pensa contro tutti quanti
Corri contro, corri contro
Corri contro, corri avanti.."

Segue la strumentale "Preghiera di un pilota bombardiere" per chiudere un album che ha segnato, insieme a tutta la loro discografia, la storia della musica indipendente con le palle, quella che molti di noi vorremmo venisse passata normalmente in radio, in questo paese che non lascia spazio alla gente che ha qualcosa di "diverso" da dire, sia con la musica che attraverso le pagine di un giornale, che con qualsiasi altra forma di pensiero.

Ma si sa, siamo in Italia..

Terra dell'assurdo, del Vaticano e del Papa, dell'omertà, della mafia, dei politici corrotti, dei ladri imprenditori, dei furbi, del calcio e della televisione spazzatura.

Terra di nessuno ormai.

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