I Foals, come promesso, a sei mesi dalla pubblicazione della prima parte del progetto “Everything Not Saved Will Be Lost” ne pubblicano la seconda parte.

Attenzione, però: non si tratta di un doppio album, bensì di due album distinti composti da brani elaborati nella stessa session di scrittura. Differenza non così labile come sembra, visto che stiamo parlando di due dischi profondamente diversi. La prima parte, descritta dal frontman Yannis Philippakis come il suono di un “individuo che osserva da un grattacielo la fine del mondo”, era un aggiornamento delle varie anime sonore della band e faceva della varietà stilistica il proprio punto di forza.


Con questa seconda parte, invece, arriviamo tematicamente alla reazione rispetto a quanto l’individuo ha visto da quel grattacielo, e la musica si allinea a quelle sensazioni virando verso un solido stadium rock, in alcuni episodi molto grezzo e dinamico.

“Part II” e difatti un disco molto chitarristico, che torna a riallacciarsi al precedente “What Went Down”, ed il singolo “Black Bull” (con il suo garage rock furioso e prorompente) aveva preannunciato questo ritorno a suoni più da arena rock band. Con una nomination al Mercury Prize per la prima parte dell’opera ed uno slot da headliner al festival di Glastonbury, i Foals scelgono un linguaggio più diretto ed immediato per far definitivamente breccia e consacrarsi definitivamente agli occhi di critica e pubblico.

La quiete si concede in pochissimi episodi del lavoro: nella rarefatta opener “Red Desert”, nell’intermezzo per piano “Ikaria” e nella psichedelica “10,000 Ft.”. “Wash Off” è un indie rock dritto che rimanda all’apprezzato “Holy Fire”, “Like Lighting” blueseggia facendo l’occhiolino a jack White (versante Raconteurs).

Le cose migliori arrivano con gli altri due singoli estratti: la prima, “The Runner”, porta in dote il miglior riff del disco e lo esalta immergendolo in una nuvola vagamente shoegaze, mentre “Into The Surf” (sviluppata partendo da “Surf Pt. 1” dell’album precedente) poggia le sue basi su di un piano etereo ed avvolgente. La palma di cosa migliore del lavoro va invece alla conclusiva “Neptune”, dieci strepitosi minuti tra fascinazioni soft prog ed improvvise esplosioni soniche.

I Foals completano quindi il progetto “Everything Not Saved Will Be Lost” nel modo migliore.

Brano migliore: Neptune

Carico i commenti...  con calma