Lo dico chiaro, i Forgotten Woods non mi avevano mai esaltato troppo. Sentii sotto consiglio di amici i loro primi due album, "As the Wolf Gather" (1994) e "The Course of Mankind" (1996), ma non mi fecero grossa impressione, mi sembravano null'altro che un riadattamento più o meno originale della way to black metal vickernesiana, nulla di realmente personale. Però ho sempre riconosciuto al gruppo un'attitudine spontanea, vera, genuinamente misantropica, lontanissima dagli eccessi e dalle pose macho-sataniste che caratterizzavano e caratterizzano molti act del genere. Dopo quei primi due album il gruppo si ferma, e il progetto viene congelato, con i membri del gruppo che continuano la loro attività sotto il nome Joyless, band però lontana dall'estremismo sonoro del gruppo madre. Poi, una decina di anni dopo, nel pentolone Forgotten Woods torna a ribollire qualcosa, il gruppo torna ufficialmente in attività. L'attesa dei black kids è spasmodica, avendo l'act raggiunto lo status di gruppo leggendario. Nel giugno del 2007 esce ufficialmente il nuovo "Race of Cain" sotto l'etichetta italiana ATMF, dopo che l'etichetta precedente, la No Colours aveva rifiutato di produrlo a causa dei testi, etichettati come nazisti (il gruppo poi, in un'intervista con la webzine "Elskrin", si difende così, per bocca di Rune Vedaa: "Per chi cazzo ci hanno preso? Il NSBM è oltre l'idiozia! La nostra era semplicemente una metafora che descriveva l'isteria di massa, il lavaggio del cervello e l'idiozia generale del gregge."). Ma non sarà l'unica cosa che farà discutere.
Il disco, all'uscita, spiazzò tutti, a partire dall'artwork. In copertina capeggia la foto di una ragazza vestita da diavoletto, sorridente, con un'espressione quasi arrogante; la confezione è una specie di minibook con le liriche dell'album e immagini stranianti e disturbanti; poche volte ho visto un artwork black metal fatto così bene. Ma a queste novità in fatto di immagine corrisponde un rinnovato vigore attitudinale: i vecchi Forgotten Woods disperati, malinconici, naturalistici non esistono più; al loro posto ci sono un gruppo di social-darwinisti incazzati e con le idee molto chiare, che non hanno paura di sporcarsi le mani con la quasi power electronics dell'intro "Race of Abel", con i riffoni ai confini del punk/hc al rallenti di "Nightly Paradise", con la furia cieca black metal di "A Landmine Reprisal", con il minimalismo di "One Day", il proto-folk sottilmente psichedelico di "The Principle and the Whip" (con una voce femminile), con il black metal confusionario e quasi noise di "Jedem Das Seine/Erasing the Fuckhead Majority", con la bellissima e 100% black metal "Here, in the Obsession", con il riffing thrash anni '80 della finale "Third Eye (New Creature)", autentica pietra dello scandalo a causa del suo contenuto lirico: è a causa di questa canzone se Forgotten Woods e No Colours Rec. hanno cessato la collaborazione ("la No Colours ci chiese di cambiare le liriche o di togliere del tutto la song dall'album. Dato che noi non siamo una di quelle band di merda giostrate dalle etichette rifiutammo, liberandoci dal nostro contratto, che avrebbe dovuto garantirci la libertà artistica", sempre Rune Vedaa, nella stessa intervista).
Inutile, data la natura del prodotto, dilungarsi su dati tecnici: la produzione è da cantina della nonna, la tecnica strumentale è (volutamente?) scarsa; le liriche, sono invece molto interessanti, e addirittura intelligenti, lusso che di solito le band black metal non ci concedono mai, anche se volutamente provocatorie, insomma, da prendere con le pinze.
Il giudizio che dò di questo disco è abbastanza lusinghiero, è ben composto, intelligente, e nel suo genere anche coraggioso, anche se naturalmente non è nulla di davvero nuovo; molti saranno in disaccordo con me, ma a mio avviso i nuovi Forgotten Woods sono una delle poche vere black metal band rimaste sul pianeta, più dei Satyricon, più dei modesti Gorgoroth, più di ogni progetto solista di Abbath. Se vediamo questo disco nel contesto della scena black metal odierna, credo meriterebbe un 10 su 5. Per nostra fortuna però esistono anche altri generi musicali, un 4 su 5 quindi, basta e avanza!
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