Frameshift non è un progetto parallelo del già ben noto singer dei dream theater James LaBrie. È quindi un vero e proprio gruppo, e una nuova e interessantissima realtà nell'ambito del progressive rock-metal. Ma va anche oltre.

Progetto potrebbe esser definito il loro disco: "Unwieving the rainbow" si basa su tre aspettative e punti principali:
1) produrre un album in cui James LaBrie appaia in forma come non mai
2) combinare i vari elementi del progressive rock con una produzione moderna
3) usare come concepts i lavori di richard Darwinks (uno scrittore odierno)

Diciamo che l'opera è riuscita, abbastanza bene, anzi, decisamente bene. Il disco si articola piacevolmente in 13 canzoni, e si apre con "Above the Grass ptI", chiudendosi con "Above the grass ptII". In totale 15 canzoni. Il risultato è un disco armonioso, melodico, che suona originalissimo e fresco. Ricco di ottime atmosfere ed emozionanti passaggio acustici e vocali.
Già dalla copertina del disco si avverte un senso di pace e tranquillità, ed è questa la giusta sensazione che si ha durante l'ascolto del disco, nella sua totale durata di 69 minuti, che sinceramente, non si fanno pesare per nulla. E questa meravigliosa tranquillità si ha dall'iniziale "above the Grass ptI", accompagnata da una dolce chitarra acustica.

Il bello del disco è proprio quello: porta l'ascoltatore in un ambiente esterno, come se fossimo sdraiati su un prato verde a contemplare il cielo azzurro e l'arcobaleno che spezza armoniosamente quest'armonia. "The Gene Machine" spezza questa armoniosa sensazione, con un buon tappeto sonoro di chitarre distorte ed elettronica. Non si cade per carità nel metal, anzi, rimane quell'atmosfera prog-rock che manca molto alla musica odierna. Il brano è piacevole e gradevole nella sua velocità. Così come la seconda traccia "Spiders" dall'andamento cadenzato e ritmato. Il meglio del lavoro sono sicuramente le parte lente o i pezzi più calmi. "River out of eden" contiene melodie sonanti e rilassanti grazie ad un uso della chitarra mai invadente, mentre "your eyes" è una dolce ballad acustica ma dall'andamento allegro.

"La Mer" rappresenta la perla. Nella sua calma rievoca la spiaggia, le onde calme marine, e in sottofondo le dolci note di un pianoforte. "Nice guy finish firts" rompe quest'amosfera sognate portandoci in un mood più giocoso, più progressive e complicata come canzone, ricca di cori e soluzioni veramente pregevoli. "Arms races" rappresenta l'episodio più duro dell'intero disco e sicuramente più prog, dalla durata di 8 minuti e oltre. Ma è un pezzo pregevole: soprattutto per una sezione veramente strepitosa ricca di archi, per poi sfociare nella estasiante parte strumentale. "Origins and miracles" riprende le atmosfere pacate, ora con un occhio più attento ad una malinconia di fondo.

Vorrei sottolineare come sia intelligente e di valore l'uso del pianoforte (non tastiera) in tutto il disco: rende davvero unico ogni passaggio e lo arricchisce di atmosfere e qualità sublimi. "Off the Ground" riprende l'incedere rock-prog. Si alternano quindi elementi più rock con elementi di pura calma: è quindi di nuovo il caso di "Walking through genetic space" e della successiva "cultural genetics" dove LaBrie si lancia in voci distorte e campionate. "Bats" sembra chiudere egregiamente il disco essendo un pezzo molto ritmato ed energico. Ma chiude meravigliosamente "Above The Grass ptII". Una piccola suite ricca di ogni elemento possibile: chitarre acustiche e distorte, archi, pianoforte e tastiere campionate. Una meraviglia per i sensi.

Si chiude così un disco veramente ottimo, pregevole, suonato ottimamente senza eccessi, ma con intelligenza e moderazione pur mantenendo il tutto ad un livello altissimo. Un ottimo disco progressive rock, ricco di atmosfere, sensazioni e pregevoli momenti musicali.

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