"La prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore è spavento!!" Inizia così la canzone che da il nome al settimo album (senza contare quello con Venditti) di Francesco De Gregori intitolato Titanic, un omaggio (se vogliamo chiamarlo così) al famoso transatlantico colato a picco grazie ad uno scontro con un iceberg nei pressi dell'isola di Terranova, era il 1911... Migliaia le vittime soprattutto i poveracci rinchiusi in quella famosa terza classe annegati come topi in gabbia. Tutti con la speranza del sogno americano, "partiremo dalla Gran Bretagna col bicchiere nella mano" cita de gregori, un viaggio salutato come un evento mondano per alcuni, è invece un viaggio per la sopravvivenza per molti.

De gregori con gran classe come sempre racconta di questo scellerato viaggio verso la morte, è lo racconta alla sua maniera, con la sua consueta poesia, è si sofferma soprattutto sul comandante di quella nave, il Capitano Smith, a cui dedica i muscoli del capitano, "il capitano non tiene mai paura dritto sul cassero fuma la pipa, in questa alba fresca è scura che rassomiglia un pò alla vita" Per dare l'idea della forza dell'uomo, di chi ha la situazione in pugno, di chi comanda la nave che neanche dio poteva affondare!! Ma purtroppo il capitano fu vittima dei suoi errori, una rotta sbagliata, non si potè rimediare fino a quando apparve l'enorme massa di ghiaccio, "c'è in mezzo al mare una donna bianca così enorme alla luce delle stelle così bella che di guardarla uno non si stanca" il Capitano Smith perì insieme alla sua enorme creatura!! De gregori si sofferma ancora su quella notte calma è tranquilla all'apparenza, , prima della tragedia, con centocinquanta stelle, "una notte così amichevole da dormire in un sacco a pelo" recita la canzone, ma più di tutte rende l'idea la bellissima l'abbigliamento di un fuochista, che fa il verso alle grandi canzoni popolari dell'italia d'inizio secolo: "ma mamma a me mi rubano la vita quando mi mettono a faticare per pochi dollari le caldaie sotto il livello del mare" dell'illusione di un ragazzo "in questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare" alla disperazione di una madre "in questo atlantico cattivo figlio mai dimenticato". Un vero capolavoro che de gregori canta quasi sempre nei suoi concerti. Fuori dal contesto le altre canzoni dell'album ma altrettanto splendide, l'introduttiva belli capelli, poesia pura de gregoriana, "capelli bianchi che si fermavano a una fontana a pettinare gli anni" passando per Caterina dedicata alla cantante Toscana Caterina Bueno, (che de gregori accompagnava con la chitarra nei suoi concerti all'inizio degli anni settanta) molta malinconia in questa dedica, "chissà se giochi ancora con i riccioli sull'orecchio, è se guardandomi negli occhi mi troveresti un po piu vecchio" per non parlare della leva calcistica della classe 68, una delle canzoni più famose di De Gregori che qualcuno vuole dedicata ad un calciatore in particolare, ma a mio modesto avviso il calcio è lontano anni luce da questo pezzo, il che è servito solo da pretesto.

Nell'album anche "rollo & his jets", canzone che nostalgicamente parla degli anni 50 quando: cita de gregori, "le radio funzionavano a valvole è i bambini eravamo noi" richiamo alla sua generazione. Mentre chiude l'album una canzone di una profondità incredibile, San Lorenzo, , che narra del terribile bombardamento nella seconda guerra mondiale del quartiere Romano di San Lorenzo appunto, De Gregori quasi sussurra le parole, "oggi pietà l'è morta ma un bel giorno rinascerà" da brividi veramente. Ma forse l'intero album è da brividi, uscito nel 1982 oggi è stato dichiarato il più bell'album degli ultimi trentanni, mettendosi dietro calibri come Pink Floyd e U2. Per me è un onore recensire questo capolavoro scritto dal migliore cantautore italiano di tutti i tempi.

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