Oltre che essere vicini per data di uscita, considero entrambi questi due album 'preistorici', non tanto per la cronologia della musica italiana, quanto per la produzione di Guccini che, una volta lasciatosi dietro questi 20 brani circa, a volte un pò ripetitivi e non sempre molto ispirati, inizierà un periodo di capolavori molto più lungo, tra l'altro, di quelli conosciuti dai suoi colleghi. Dopo questi due lavori, che unisco, considerandoli quasi complementari, infatti il 'Maestrone' non sbaglierà quasi niente, da 'L'Isola non trovata' fino a 'Parnassius Guccinii'.

Nell'album di debutto troviamo, con un pò di fantasia, il tema separato in due parti: tragedia collettiva e tragedia individuale. "Allegria!" (cit.). Provate infatti a mettere da una parte 'Noi non ci saremo'; 'L'atomica cinese'; 'Auschwitz'; 'La ballata degli annegati (tragedie collettive), dall'altra 'In morte di S.F.' e 'Venerdì Santo'. Tra questi segnalo due episodi forse riusciti meglio del resto: il primo è '3 Dicembre '39', che vince per l'originalità. Racconta infatti la biografia di un italiano arrivista che riesce ad affermarsi pur avendo origini che il testo sembra suggerire umili. L'altro è tutto il contrario, 'La ballata degli annegati', qui di originale c'è poco, il tema del suicidio è tradizionale e quasi ossessivo nella canzone d'autore italiana, non per questo il brano risulta meno toccante e suggestivo.

 Non è troppo diverso (appunto, forse tanto vicini da potersi considerare complementari) il secondo LP. In cui ad essere inquadrate sono tragedie umane o storiche, intime o condivise. Il tutto purtroppo è un pò disorganico, Guccini spara le sue malinconie, ancora acerbe ma già stridenti, un pò dappertutto. Non mancano brani interessanti, tra cui mi piace ricordare un precoce e modesto manifesto gucciniano, cioè 'Il compleanno', un valzer sul teorema per cui se qualcosa può andare male, ed il contesto è una canzone del cupo maestrone, probabilmente andrà peggio delle nostre previsioni. L'umanità non è forse ancora inquadrata con quella poesia lapidaria e spietatamente pessimistica che troveremo più avanti, ma ne sono interpretate comunque le ansie, le paure, le alienazioni. Gli affetti non sono negati, ma come farà spesso anche Gaber, raccontati nelle loro difficoltà, nell'imprescindibile ambiguità che il rapporto con gli altri comporta ('Lui e lei'; 'Vedi cara'), la solitudine è quello di 'Ophelia' de 'L'ubriaco', un pizzico di introspezione lo troviamo ne 'La verità' e in 'Due anni dopo'. 

Troviamo diversi episodi interessanti in entrambi gli LP, brani belli che a volte verranno però travolti dai capolavori scritti, spesso proprio sugli stessi filoni, negli anni Settanta ed Ottanta. 

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