Ovvero, un viaggio oltre il limite della follia. L'orrore della guerra raccontato da uno dei maestri del cinema. Adrenalina pura che scuote lo spettatore lasciandolo sbigottito.

La trama. Vietnam. Il capitano Willard (Martin Sheen) viene incaricato di scovare e uccidere il colonnello Kurtz, che ha disertato e si è nascosto nella giungla ai confini con la Cambogia, venerato come un Dio da una piccola comunità indigena. E' una missione sporca. L'obiettivo (Marlon Brando) è un ufficiale di prim'ordine pluridecorato, che sembrava avviato verso una grande carriera nell'esercito. All'ufficiale viene affidata una piccola squadra, che si dirigerà versò l'obiettivo su una via fluviale. Inizia così un viaggio lungo e rischioso, che permetterà far conoscere agli spettatori la follia puramente umana della guerra che giustifica tutto, dagli atteggimenti più grotteschi e meschini agli ordini più insulti e abbietti.

Coppola regala al pubblico un film assolutamente unico nel suo genere, pietra miliare della cinematrografia mondiale. Palma d'oro a Cannes, 3 Golden Globe e solo 2 Oscar: risultato ingiustificato, probabilmente dovuto al soggetto di un film politicamente scorretto. Quasi 2 ore e mezza di suoni e immagini che rimangono a lungo scolpiti nella mente. Personaggi assurdi, inimmaginabili nel quotidiano, imperversano sullo schermo: come il colonnello Kilgore, che pensa al surf nel bel mezzo della battaglia e ama l'odore del napalm di primo mattino; come il tiratore scelto zeppo di acido che uccide il nemico con la stessa indifferenza con cui si accende l'ennesima sigaretta; o come Kurtz, perfettamente consapevole della sua insana follia, che semina morte nell'Inferno, ma rappresenta la figura più amletica della pellicola. 

Assolutamente indovinati alcuni accostamenti di musica e immagini che precorrono il concetto di videoclip: le allucinazioni psichedeliche del capitano Willard associate a "The end" dei Doors; Wagner che accompagna l'attacco della cavalleria dell'aria su un villaggio vietnamita.

Imperdibile

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