In verità chi ha impiegato anni a capire che Gommalacca è oggettivamente superiore a L'Imboscata non dovrebbe azzardarsi a recensire un nuovo disco di Battiato a dieci giorni dall'uscita. Tuttavia mi sembrava uno scempio l'assenza di una recensione di Apriti Sesamo su questo sito, almeno fino a quando ho scritto queste poche righe.
Dovendo fronteggiare i suddetti limiti nel giudicarlo, Battiato mi perdoni, ho pensato ad un processo che mi consentisse di inquadrare il disco in maniera più lucida. Dopo aver profuso ore di ascolto di musica e testi, ho quindi selezionato i miei pezzi preferiti da Fisiognomica ad Apriti Sesamo, un flusso sonoro a cronologia ascendente, suonando fra le tante, tracce come Oceano di Silenzio, Lode all'inviolato, Segunda Feira, il Mantello e la Spiga, Tiepido Aprile.
Cosa ascoltare per essere in linea col passato? Quali brani consegnare ai posteri di questo nuovo album? La prima scelta è arrivata naturale, quasi come una rivelazione, su La polvere del branco: una composizione dallo spiccato lirismo incentrata su una riflessione al limite del cinismo sull'impotenza dell'uomo di fronte alla morte, definita come pura, inaccessibile, avvolta in una eterna ombra solitaria; sviluppata su un crescendo analogo alla sottovalutata Quello che fu, ma più incisiva e compiuta. Avrei sperato di virare su temi più leggeri, ma nel disco non se ne trovano, per cui la seconda scelta è stata ancora una volta inevitabile. Testamento. I primi due versi ci regalano una della più memorabili soluzioni linguistiche dell'intera carriera di Battiato, impossibile non citarla: lascio agli eredi l'imparzialità, la volonta di crescere e capire, uno sguardo feroce e indulgente, per non offendere inutilmente. Parole che si prestano ad una doppia lettura, una feroce invettiva o un indulgente lascito, verso i suoi possibili successori. E poi il pezzo di lancio Passacaglia, che di certo finirà fra i memorabilia di raccolte e greatest hits, l'unico momento popdi Apriti Sesamo, un incalzante ed emozionante pamphlet, con un testo ispirato dal compositore barocco Stefano Landi; il chenon è una premessa per una creazione classicheggiante, ma per un nuovo e riuscito tentativo di coniugare il pop al passato riuscendo al contempo ad essere più moderno delle avanguardie. E se proprio non fosse chiaro che i sessantasette anni suonati si fanno sentire sull'animo sensibile e critico di Battiato,ascoltate Quand'ero giovane, che se mi perdonate la banalità, è un'ennesima invenzione geniale, con un tappeto sonoro vagamente psichedelico, rimembranza appunto della gioventù, incentrato sui ricordi delle prime esperienza musicali. Il finale del brano con assolo di hammond suggella il vertice creativo dell'album.
Bene, fatti salvi questi quattro, come definire allora Apriti Sesamo, una sperimentazione dai suoni striscianti (Gommalacca)? Un capolavoro di raffinato pop (La voce del padrone)? Un disco di grande mestiere (L'imboscata)? Senza peccare di ottimismo è un po' di tutto questo, perché sembra racchiudere gran parte delle peculiarità del repertoriodell'artista, ma mai sopra le righe e senza un vero slancio a favore dell'orecchiabilità. Dispiace certo non ritrovare, quasi come fosse un vecchio amico, l'indole scherzosa, l'attitudine pop, le raffiche sonore presenti ancora in minima parte nel precedente Il Vuoto. Ma Battiato è ormai un gigante, anziano, della musica italiana, passato pressoché in qualsiasi ambitodell'arte contemporanea ed è giusto e normale che ci proponga ciò che lui oggi è in grado di dare, senza forzature e stranevelleità, perché ogni età dell'uomo ha le proprie attitudini, inclinazioni e debolezze.

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