Il nonno che tutti quanti avrebbero sempre voluto avere.

Simpatico burlone Franco, sempre stato, fin dai tempi in cui mischiava frequenze sintetiche al rumoreggiare del pubblico che lo fischiava durante le sue stranianti apparizioni live.

L'album esce a nome Battiato/Pinaxa, questo perché, probabilmente, l'ingegnere del suono deve aver dato un contributo più che sostanzioso sia alla pre- che alla post-produzione di questo "Joe Patti's Experimental Group".

 Dopo la recente scomparsa di Manlio Sgalambro, poeta, filosofo e paroliere di fiducia di Battiato, non è casuale lo spazio concesso prevalentemente alla musica suonata, con le parole in secondo piano. Molte di queste liriche poi, sono tratte da testi già precedentemente pubblicati.

 Chi è Joe Patti? Lo zio pescatore, immigrato in America in cerca di fortuna, come molti altri in quegli anni. Perché? Perché gli piaceva, punto.

La parola "sperimentale" è, direi, un'ottima trovata pubblicitaria. Non bastano infatti due sintetizzatori (tra i quali l'italianissimo Grp Synthesizer A4, prezioso modulare di proprietà personale del Pinaxa Pischetola) per fare sperimentazione in un disco.

Piuttosto si può parlare di misticismo, concetto ben più caro al compositore. Il suono elettronico che diventa un qualcosa d'altro, di assoluto, immateriale. L'Universo infinito. Giordano Bruno.

 

Pianoforti riverberati qua e là, violini eterei su e giù e l'elettronica, a fare da collante.

 Echi boardsofcanadiani in "CERN", forse il pezzo più mistico dell'album, dove l'esperienza sensibile s'inchina di fronte alla semplicità di un coro angelico.

Elettronica compulsiva inframmezzata da respiri orchestrali con Battiato che gorgheggia versi in tedesco (della scrittrice svizzera Fleur Jaeggy); braccia aperte, tunica color bianco-guru, immerso nella sua aura di santità. Tutto questo è "L'Isola Elefante".

"Proprietà Proibita" è la vecchia sigla del TG2 Dossier, quella Propiedad Prohibida già pubblicata nell'album "Clic" del 1974, qui rivista in chiave pompata e moderna.

Un occhio anche alla copertina, che ben si abbina ai paesaggi cibernetici ed arcimboldeschi tracciati dalla musica.

Non un disco così sperimentale, ecco, sicuramente uno dei migliori della sua ultima produzione. Sfacciato.

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