M.elle le "Gladiator".

Il lavoro più controverso del Battiato sperimentale vede la luce nel 1975, a pochi mesi di distanza dall'etereo "Clic": seduto in pullover a righe dinanzi ad una complessa impalcatura di sintetizzatori Franco decide di creare la nuova scultura musicale, e lo fa con un lavoro che vira verso sonorità impervie. M.elle le "Gladiator" è un'opera discutibile e scoscesa, limen ideale tra sperimentazione e scarto.

Battiato era cresciuto in fretta: per dar mostra di non voler sottomettere il proprio lavoro a logiche commerciali si era accomodato davanti al suo VCS3 per stuprarne i suoni più ruvidi, aveva partorito la nuova scienza musicale anticipando di qualche anno il medesimo uso dei sintetizzatori dei Tangerine Dream più elettrofili. Gli esercizi stilistici avevano partorito nell'ordine il lineare "Fetus", il palustre "Pollution", gli anamnestici "Sulle corde di Aries" e "Clic": ogni prodotto portava a termine il progetto rituale, la sperimentazione generava un lavoro finito. Stavolta però le premesse generano qualcosa che sfugge alle classificazioni: M.elle le "Gladiator" è distante anni luce dai precedenti lavori, è profondamente diverso perché amplia quegli abbozzi che figuravano da riempitivi in "Pollution"e "Clic", riconosce il ruolo di centralità a quella produzione squisitamente sonora che assurge adesso al ruolo di musica. "Goûtez et comparez" è un collage. È divertissement, sviluppo dilatato di quell'"Ethika fon ethica" che un anno prima aveva consegnato nelle orecchie dello sparuto uditorio l'impressione dell'ascolto di una radio continuamente manipolata: Battiato si inserisce qua e là con una voce (volontariamente e non) ancora abbastanza attaccata alle flessioni dialettali, inserisce spesso e volentieri sovraincisioni, campiona stralci storici; ispirato dai ricchi mosaici del Duomo di Monreale, Franco nelle vesti di artista-demiurgo "gusta" e  "confronta" i tasselli della sua scultura musicale. L'opera trova il risultato compiuto a due terzi del pezzo, quando, sulle stesse sonorità caleidoscopiche di "Sequenze e Frequenze", la trama del sintetizzatore dà il la al requiem per organo
e gorgheggi con cui l'opera di comparazione può finalmente trovare il definitivo e magniloquente esizio. "Canto Fermo" irrompe con stridore, continuando al contempo la sequenza logica intrapresa da "Goûtez et Comparez". L'organo monrealese, violato al pari delle tastiere di "Una Cellula" e "Fetus" trova nel contrasto la sua forza: stalattiti stridule si ergono nella parte espositiva, tappeti desertici nell'epilogo. È il pieno dissenso musicale attraverso cui l'autore si relaziona solo allo strumento: il Battiato beat e polemico che nei precedenti lavori non perdeva il punto di riferimento del contesto musicale prendendo le distanze da esso, si chiude adesso nella calotta mistica in cui la ricerca musicale prescinde dal momento culturale e sociale. È un Battiato solo nell'esecuzione e nella sperimentazione, un artista autarchico. Così procede alla conclusione del lavoro attraverso "Orient Effects", terzo tassello dell'opera: sviluppo coeso del "Canto Fermo" precedente, promanazione naturale che pone l'autore catanese di fronte alle stesse scelte musicali del secondo pezzo; sviluppo tragico, stasi ed esizio impetuoso, il tutto sotto l'egida del solito roboante organo.

L'effetto complessivo è spiazzante. I tasselli musicali devono violentare le orecchie meno avvezze per imporre il loro potere: Battiato ha creato un nuovo linguaggio sperimentale che prende le mosse anche dalla propria produzione. L'esercizio musicale è in una nuova forma bruta, i tempi trascorsi quasi annegati: non è un caso che i cultori del Battiato sperimentale abbiano amato "Fetus" e "Pollution" ma non questo lavoro, al limite tra la ricerca e il gioco fine a se stesso. Ma nel dubbio in questa disamina si vorrà conservare la sospensione di giudizio, senza decretare né vincitori né vinti; a sancire l'esito sarà la parola, la dedica a Riccardo Mondadori nella nota a "Canto Fermo":

"A lui la vita non è stata tolta, ma solo trasformata"

L'eterno ritorno.

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