Uh-oh! Ci fanno notare che questa recensione compare anche (tutta o in parte) su dvd.it e internetbookshop.it

Questo è il decimo film di Frank Capra.

Io ne faccio 2 mezze recensioni:

Prima Rece

Nella Cina invasa dal Giappone, cinque americani (lo scrittore Conway, suo fratello George, un paleontologo, un bancarottiere, e un'americana tisica) tentano di fuggire a bordo di un aereo che precipita sulle cime Himalayane, dove trovano il regno incantato di Shangri-la, un luogo dove regna la pace, la saggezza, e la gente rimane inspiegabilmente giovane. Nonostante le generose offerte del Grande Lama, i due fratelli decidono di abbandonare la valle incantata; ma solo uno sopravviverà alla fuga, e , disperato, farà ritorno alla valle.

Un elogio (alla maniera di Capra s'intende!) dell'Utopia, della Ricerca (tema tanto caro ai medievalisti anglosassoni) ma in salsa laica: domina il pessimismo (cosa insolita per l'autore) che riflette le ansie delle generazione americana "scampata" alla Prima Guerra Mondiale (siamo ahimè nel '37 anno denso di avvenimenti e prologo della Seconda); stupisce la scelta narrativa (la critica stroncò il film) così lontana dai toni di commedia che Capra sa usare in modo magistrale, usufruendo della valida sceneggiatura di Robert Riskin (che rimaneggerà il capolavoro di James Hilton da cui è tratto il film). Recentemente restaurato (grazie alla meritoria opera dell'AFI) con l'aggiunta della colonna sonora originale e sette minuti di scene "amputate", Orizzonte Perduto vinse due Oscar: migliore scenografia (Gooson) e miglior montaggio (il grande Gene Havlick) ma certamente non è il miglior film di Capra, che in questa prova sembra come "svogliato" di fronte ad un soggetto, che nonostante l'ottimo lavoro di riduzione non regge alla prova della visione. Si ricorda un remake in chiave musical (sic!) interpretato da Peter Finch e Liv Ullmann nel 1972.

Seconda Rece

La storia mette su schermo il romanzo omonimo di James Hilton. Fine degli anni trenta, la guerra tra Cina e Giappone insanguina l’Asia: cinque persone – il soldato e scrittore Robert Conway (Ronald Colman) con il fratello George (John Howard), una donna sciantosa e gravemente ammalata di tubercolosi (Isabel Jewell), uno studioso di paleontologia (Edward Everett Horton, viso noto delle commedie musicali con Fred Astaire e Ginger Rogers) e un uomo d’affari in guai giudiziari (Thomas Mitchell) - fuggono dalla Cina, agitata da fermenti rivoluzionari. Il gruppo non farà molta strada, però, perché l’aereo sul quale viaggiano, pilotato da un misterioso mongolo, finirà tra le montagne himalaiane. Qui, lontano dagli orrori della guerra, i cinque scoprono una sorta di paradiso: una comunità dove regna benessere e pace, dove la gente misteriosamente non invecchia. È Shangri-La, regno della moderazione, protetto da una catena di montagne nevose, oasi dove non esiste violenza e criminalità, fondata due secoli prima da un prete belga. Conviene restare in quel mondo incantato per tutta la vita, o tornare a casa? E, soprattutto, il gruppo è finito laggiù per caso, o c’è un motivo superiore? Quando Robert decide di accompagnare il fratello George nel ritorno a casa, l’impresa di raggiungere il mondo civilizzato non sarà per niente facile. Uno dei pochi film non perfettamente ottimisti di Capra, Orizzonte Perduto conquistò favori col tempo, grazie all’indubbio slancio utopistico del soggetto.

'Lost Horizon' può apparire a prima vista un film enfatico, lento e talora lezioso, estraneo alla vena poetica del regista. Gran parte delle riserve avanzate sul film poggiano sul paragone con le più spontanee e drammaticamente articolate commedie incentrate sul dualismo tra umili e potenti alle quali è soprattutto legata la fama di Capra. Privo di un vero protagonista nel quale lo spettatore medio possa riconoscersi ed identificarsi, il film trova il vero significato nella sincera ispirazione che riversa nella descrizione della società utopistica, dove l'innocenza e la pace sono riconquistate

Che dire.. peccato che ci ha lasciato.

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