Il vecchio Frank ha la fama, tra le altre cose, di aver avuto una spiccata longevità discografica. Raramente infatti i periodi di pubblicazione tra un album e l'altro sono stati lunghi.

Una di queste pause si verificò nel 1968, che fu un anno importantissimo nella vita del cinquantenne interprete.

Passarono diversi mesi dal sodalizio con Duke Ellington sfociato nel celebre Francis A. & Edward K., e dopo aver ripreso il microfono in mano fu ora di tirare qualche bella cover dal cilindro.

Perché Cycles suona così malinconico?

I fattori oscillano ovviamente tra motivi personali (il terzo divorzio ufficiale, stavolta da Mia Farrow) e scelte artistiche. In ogni caso spicca la presenza dell'ormai compagno di avventure Don Costa -compositore con il quale Sinatra decise di fondare la propria etichetta Reprise ad inizio decennio-.

Il pezzo che spicca in tracklist è senza dubbio From Both Sides Now scritta da Joni Mitchell. La vivacità degli strumenti nasconde un testo tutt'altro che felice. La teatralità orchestrale di Rain In My Heart apre le danze con ansiose note di piano, e sboccia col pathos nel ritornello. Un Frank in piena forma sfoggia le sue frustrazioni.

Mentre il mondo lo stanca chiedendo a ripetizione di eseguire la My Way di Paul Anka, egli registra Pretty Colors. Breve, intensa e rassegnata.

"Odio chi canta le canzoni come una sorta di tributo a sé stesso" afferma. Più chiaro di così?

Si dice sia stato un burbero, si dice sia stato un filantropo. Credo che Cycles sia uno dei dischi più intimi che abbia mai registrato. Basta guardare la copertina con lui seduto in quel modo, basta leggere il titolo. I cicli e i cambiamenti che anche lui, come del resto tutti, ha dovuto metabolizzare per andare avanti. Avanti ci è andato un bel pò, e stasera vi consiglio di metter su Cycles per scacciare via la paura dei cambiamenti.

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